I mondi affini Roberto Calasso

Roberto Calasso scriveva che in una vera casa editrice non esistono i libri, ma esiste un unico grande libro che li tiene insieme tutti.

La morte di Roberto Calasso mi ha colpita come una sferzata sul torace. La casa editrice Adelphi ha perso il suo padre fondatore. Abbiamo perso un grande scrittore e uno dei più grandi editori italiani dell’era contemporanea, e forse, di sempre.

Adelphi è sempre stata più di una casa editrice. Adelphi, figlia prodigiosa di Calasso e di altri grandi uomini a lui vicini, come Roberto Bazlen, a cui ha dedicato il suo ultimo libro, “Bobi”, pubblicato due giorni fa, e poi Luciano Foà, Giorgio Colli, Franco Volpi (per dirne alcuni) è una linea di pensiero. Una linea di pensiero comune che unisce tutti i suoi estimatori, tutti i suoi adepti, o meglio, i suoi alleati, come li chiamava lui. Adelphi è il sogno visionario di un grande intellettuale e di un pensatore dall’immaginazione tanto grande e dalla curiosità immensamente vasta.

Roberto Calasso scriveva che in una vera casa editrice non esistono i libri, ma esiste un unico grande libro che li tiene insieme tutti: un unico filo li annoda e li avvinghia l’uno all’altro. Ogni pagina è il rimando e l’eco di un’altra. Ogni riga è l’invito sussurrato ad addentrarsi nel mistero. Adelphi è un’unica grande biblioteca, dove ogni libro chiama alla lettura del successivo. Roberto Calasso era il filo che li teneva insieme tutti. Calasso era il legame che univa il primo volume, apparso nel 1962, e l’ultimo, nell’estate del 2021.

«Adelphi, come dice già il nome, è un’impresa fondata sull’affinità: affinità fra persone come fra libri».

Roberto Calasso

Era questo il criterio essenziale stabilito da Calasso. L’affinità. Questa frase è stata come una rivelazione quando l’ho letta, in “L’impronta dell’editore”, perché finalmente mi è apparso chiaro che, effettivamente, una profonda unione spirituale c’era tra tutti i miei autori preferiti. Ed è così che tutti i libri per me più importanti, così come tutti i loro straordinari autori, mi sono apparsi, per la prima volta, con un unico volto: quello dell’uomo che li aveva messi insieme. Jünger, Schmitt, Sacks, Brodskij, Hull, Mandel’štam, Canetti, Szymborska, Benn. Tutti per me parlano un’unica lingua. Sono tutti fratelli, adelphói. Un unica totalità spirituale. Le loro parole hanno creato il mio mondo e in loro trovo conforto.

Affinità era anche il criterio che usava per scegliere le immagini delle sue bellissime e immediatamente riconoscibili copertine. Perché per Roberto Calasso, il libro, ancora prima di essere un testo ricco di contenuto e significato, di epifanie e di profondità, di sapere e di piacere, il libro – dicevo – è un oggetto, che deve iniziare a comunicare al primo sguardo.

Adelphi è diventata qualcosa di unico, nella sua essenzialità, immediatamente evidente, nei suoi colori pastello, immediatamente visibile. Tutto, dalla carta al font, ha un suo ragionamento e un suo valore. E guardandoli penso: “mi sento a casa“.

Ora che Roberto Calasso non c’è più, sento quel gioco di affinità, quel continuo parlottare degli autori tra di loro, quel filo unico di pensiero che ha saputo unire mondi lontanissimi fra di loro, che ha saputo tradurre le lingue a me ignote con immane chiarezza, che ha saputo suggestionare, illuminare il mio percorso, ora sento quel gioco di affinità in pericolo. Con la morte di Roberto Calasso il mondo mi sembra oggi un posto più confuso.

A Roberto Calasso.

(Immagine di copertina: Sky tg24)

avatar

Laureata in Scienze filosofiche e ora studentessa del Master Professione Editoria cartacea e digitale a Milano. Quando non leggo, scrivo. Quando non scrivo, guardo film. Quando non guardo film, parlo ai miei amici dei film che ho appena visto. Quando non faccio nessuna di queste cose di solito sto cercando di replicare qualche ricetta di Masterchef.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.