L’elezione del Presidente della Repubblica (parte 2)

Nello scorso articolo abbiamo brevemente parlato del Presidente della Repubblica.

Ora proviamo a lanciarci in un’analisi e fare un gioco per provare a capire quale potrebbe essere il futuro Capo di Stato.

L’attuale assetto parlamentare

Prima di lanciarci in una possibile analisi su quale potrebbe essere il futuro Presidente della Repubblica dobbiamo fare due cose. Innanzitutto guardare alla storia delle elezioni del PdR e poi dare una occhiata all’attuale assetto dei gruppi politici in Parlamento.

Ebbene nel corso della nostra storia repubblicana ci sono stati 12 Presidenti della Repubblica, di questi solo Napolitano è stato rieletto, mentre gli unici a essere stati eletti alla prima votazione sono Stati Cossiga nel 1985 e Ciampi nel 1999.

Immagine by wikimedia

Da qui si capisce come non sarà semplice anche quest’anno una elezione immediata, in virtù delle difficoltà pratiche a trovare 673 voti. Mediamente ci sono volute circa 10 votazioni per eleggere il Presidente, la più lunga è stata per Giovanni Leone con ben 23.

Ora contestualizzando a oggi le difficoltà nel trovare un nome e il numero sufficiente di voti, dobbiamo dire che siamo in una fase storica emergenziale. La pandemia costringerà sicuramente le forze politiche a trovare un accordo su un nome comune in grado di dare garanzie sia in Italia che all’estero.

Nome che dovrà essere designato nel più breve tempo possibile per concentrarsi poi sulla gestione della pandemia e l’utilizzo dei soldi per piani di intervento e riforme elaborate negli ultimi mesi per il rilancio del Paese.

Una possibile scelta del PdC?

Il nodo da sciogliere oltre a quello del Presidente della Repubblica, potrebbe essere anche quello di un possibile Presidente del Consiglio. Questo perché Draghi, in una recente conferenza stampa ha lasciato intendere di poter essere a disposizione. Solo nel caso in cui le forze politiche avessero trovato un accordo, tra l’attuale maggioranza per la scelta di un Presidente del Consiglio, in grado di sostituire Mario Draghi.

Quindi quest’ultimo potrebbe effettivamente essere il futuro Capo dello Stato, votato a grande maggioranza dagli stessi parlamentari che ora stanno dando la fiducia all’attuale Presidente del Consiglio, ma solo se si riuscirà a trovare anche un degno sostituto che prosegua il lavoro fatto fin ora.

Non ha infatti alcun senso che la maggioranza si spacchi nella votazione del Presidente della Repubblica, tra i due poli del centro destra e del centro sinistra più il movimento 5 stelle, e poi torni assieme a sostenere il governo.

Non ha nemmeno senso che si voti Draghi come PdR e subito dopo cada il governo per una mancata intesa sul nome del PdC.

L’incoraggiamento del attuale Capo del Governo fa ben sperare per una scelta veloce e condivisa di un nome per il Presidente della Repubbliche. Nome che però a oggi fa ancora troppa difficoltà a emergere.

Immagine by wikimedia
Le divisioni politiche

Ora diamo un’occhiata a chi voterà il Presidente e a quale fazione politica appartengono. Qualche mese fa è stato pubblicato un interessante articolo di youtrend che mostra i possibili numeri in gioco nell’elezione.

Un ipotetica divisione di forze politiche dovrebbe essere di 467 in una ipotetica coalizione di centro sinistra + centro + movimento 5 stelle, e di 441 per le forze di destra e centro destra, con una zona grigia di 100 votanti appartenenti ad altri gruppi politici o nel gruppo misto. Da qui si capisce come siamo ben lontani dal minimo di 505 che servirebbero per l’elezione dopo il terzo scrutinio.

Di conseguenza indipendentemente da una spaccatura o meno delle forze politiche, si dovrà per forza di cose trovare un accordo anche con chi è più lontano politicamente.

I due gruppi più grossi sono del movimento 5 stelle con 239 parlamentari e lega con 194. Seguita da Forza italia con 140 e PD con 130. Sarà quindi compito di questi “big” trovare una quadra sul nome che ora come ora non appare per nulla scontato, tenendo in considerazione il fatto che dovrà essere una mediazione tra forze cosi distanti tra di loro.

Il nome più popolare

Primo nome tra tutti è sicuramente quello di Mario Draghi, attuale Presidente del Consiglio (PdC). È il nome che gode attualmente di maggior prestigio sia in Italia che all’estero.

Da molti è stato considerato come una sorta di salvatore in grado di tenere assieme una maggioranza di larghe intese, con una grande competenza tecnica.

Ora, lontani dal dare adito alla teoria dell’uomo del destino secondo la quale ci sarà una persona in grado di “salvarci tutti”, è assurdo pensare che un personaggio nello scacchiere possa avere un ruolo così decisivo, nemmeno fosse un Leviatano o Zarathustra.

immagine by wikimedia

Il nome di Draghi, come già abbiamo spiegato in precedenza, potrebbe essere effettivamente quello del futuro PdR, votato quindi da tutte le forze politiche che attualmente sostengono il governo, ma a condizione che si riesca a trovare un secondo nome per il PdC.

È un’assurdità invece l’ipotesi di creare uno pseudo semi presidenzialismo alla francese, con Mario Draghi che continuerebbe di fatto a dirigere l’orchestra da una posizione di Capo di Stato, come se fosse sempre il Capo del Governo. Questo alla luce di ciò che abbiamo detto fin dall’inizio nella spiegazione del ruolo e delle funzioni del PdR, cozzerebbe fortemente con l’idea di garanzia, indipendenza ed equilibrio.

Gentiloni e l’ipotesi Conte

Un secondo nome di peso è quello di Paolo Gentiloni, già Presidente del Consiglio, attualmente membro della Commissione europea.

Potrebbe essere eletto da votanti appartenenti a forze che vanno dal centro destra al centro sinistra. Si tratta di una figura che nel panorama internazionale gode di grande stima, anche se in questo caso potrebbe non avere l’appoggio della Lega.

Se volessimo fare fantapolitica, il suo nome potrebbe anche essere l’alternativa a Draghi come PdC, con Gentiloni in sostituzione e l’attuale Capo del Governo al Quirinale; in una operazione che porterebbe in un secondo momento Giuseppe Conte alla Commissione europea con un accordo con i 5 stelle. Questa scelta, infatti creerebbe una spaccatura con il centrodestra e non sarebbe in linea con l’idea di non far vacillare il Governo.

Terzo nome è quello dell’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, potrebbe dividere grandemente l’opinione pubblica. In virtù della linea intrapresa dall’ex segretario del PD Zingaretti e proseguita da Enrico Letta, di stringere un forte legame con i 5 stelle. Questo nome però appare troppo divisivo, tra chi lo ama e chi lo odia profondamente per la gestione della pandemia come Presidente del Consiglio. Anche in questo caso ci potrebbe essere una spaccatura nel sostegno al Governo.

I nomi del centrodestra

Il quarto è un po’ il nome meme di Silvio Berlusconi, è già un po’ di volte che si cerca di metterlo nel mucchio. Personaggio molto divisivo per i suoi trascorsi politici e nelle aule di tribunale, avrebbe solo il sostegno del centrodestra.

Credo che il suo nome sia saltato fuori per rinnovare una possibile alleanza tra le forze del centrodestra in vista di future elezioni. Come per il precedente nome, questa scelta potrebbe spaccare la maggioranza. Anche qui non credo che ci possano essere possibilità concrete per una sua elezione.

Immagine by wikimedia

Il nome forse più concreto saltato fuori dal centrodestra è quello di Gianni Letta, uomo politico illustre, ha una esperienza decennale nelle istituzioni. Potrebbe avere il sostegno del centro destra, centro e centro sinistra. Il punto è che si tratta di un uomo molto avanti con l’età, quindi non so quanto potrebbe garantire in termini di presenza effettiva.

Uno dei nomi più discussi fin dall’inizio, in mezzo tra la destra e la sinistra, è quello di Pierferdinando Casini, mediatore per eccellenza, una vita tra istituzioni e politica, è probabilmente il nome più equilibrato tra tutti quelli fatti finora. Avrebbe forse al pari di Draghi il sostegno di una grande maggioranza in assemblea. Proprio in virtù del fatto di essere nel mezzo di tutti gli schieramenti politici. Per aver in passato ricoperto anche ruoli istituzionali importanti come quello di Presidente della Camera dei deputati.

I nomi del (centro)sinistra

La sinistra potrebbe avanzare alcuni nomi importanti che avrebbero anche il sostegno da parte del movimento 5 stelle.

Stiamo parlando a esempio di Romano Prodi, Veltroni, Bersani. Il primo in realtà ha fatto sapere di non essere particolarmente interessato, il nome non gode di una così ampia popolarità da parte dei cittadini italiani, nonostante sia una persona illustre sia in Italia che all’estero, potrebbe effettivamente avere il sostegno da parte di tutti i grandi partiti a parte la Lega.

Veltroni per quanto competente e ormai fuori dai giochi politici da molti anni, cosa che non lo renderebbe odiabile da parte degli italiani, non credo abbia grandi speranze senza il sostegno del centro destra. Infine Bersani è un nome troppo divisivo, di fatto avrebbe il sostegno solo del PD, 5 stelle e LeU.

C’è poi il nome sempre verde di Giuliano Amato, persona illustre, Costituzionalista, forse sarebbe stata la persona giusta anni fa, ma ora all’età di 83 anni, potrebbe non garantire una lunga permanenza.

Il Mattarella bis

Per quanto riguarda un possibile bis di Mattarella, credo che debba essere escluso. Lo stesso ha più volte ribadito che vorrebbe andarsene in pensione e che il ruolo del PdR non dovrebbe essere conciliabile con una possibile rielezione, in virtù del suo ruolo di indipendenza. Concordi con questo pensiero il pericolo è che dopo la rielezione di Napolitano si venga a creare una pessima prassi. Col tempo genererebbe alcuni possibili tentativi di manipolazione delle istituzioni. Il rischio è che il Presidente uscente cerchi appoggi politici per essere rieletto. Quindi anche questa ipotesi non è auspicabile.

L’ipotesi femminile

Fino adesso si sono sempre spese parole per nomi maschili, ma per quanto riguarda un possibile nome femminile al Quirinale, al di la della solita retorica femminista del “serve una donna perché donna”, i nomi più papabili di personaggi femminili illustri sono in prima battuta quello dell’attuale Ministro della Giustizia Marta Cartabia che non ha nulla da invidiare ai nomi già fatti in precedenza. Costituzionalista e persona di spicco nelle istituzioni italiane potrebbe effettivamente essere il nome in assoluto più idoneo a ricoprire attualmente il ruolo di Presidente della Repubblica.

immagine by wikimedia

Per quanto abbia idee molto vicine all’ultraconservatorismo cattolico, si è in passato mostrata intransigente nei confronti dei diritti civili. Sappiamo quanto questa poco influisca sulla figura istituzionale del PdR, anche perchè facendo già parte di questo Governo avrebbe comunque un solido sostegno. Inoltre le idee politiche del singolo, nel ricoprire un ruolo istituzionale verrebbero messe da parte. Potrebbe invece essere il nome più equilibrato, competente fatto fin ora, verrebbe votata sia dalla destra che dalla sinistra, anche giocando la carta del primo Presidente della Repubblica donna.

Altro nome femminile è quello di Emma Bonino, da anni in politica, potrebbe essere votata da forze tra il centro destra e il centro sinistra, ma il suo nome potrebbe anche essere qui divisivo per le sue posizioni favorevoli ai diritti civili e spesso provocatoria, potrebbe non essere ben voluta dai più tradizionalisti, cosa forse meno superabile rispetto all’altra donna Cartabia. Questo perchè attualmente non ricopre nessun incarico nell’attuale compagine di governo, e anche perchè odiata da parte dei cittadini.

L’epilogo

In tutto questo marasma di nomi, non è semplice sapere con certezza quale sarà il futuro Presidente della Repubblica. Non ci resta che aspettare e vedere come si comporteranno i votanti, se si riuscirà ad arrivare a un accordo nel più breve tempo possibile.

Rispetto a ciò che abbiamo detto nel primo articolo, servirà scegliere un nome adatto nello scacchiere dell’emergenza.

Ciò che possiamo dire sbilanciandoci e anche alla luce del suo ruolo, nella storia della Repubblica, il Presidente è sempre stato una persona equilibrata a disposizione del Paese. Anche figure che potevano essere controverse, hanno sempre cercato di svolgere il loro lavoro utilizzando come faro la Costituzione, non facendosi coinvolgere dalle loro ideologie o trascorsi politici.

Ora più che in passato, la garanzia prestata dal Capo dello Stato dovrà essere quella di dare una solidità certa anche a livello internazionale e di supporto alle istituzioni che devono combattere contro una pandemia che forse sembra vedere la fine. Non mi sento di dire che un nome qualsiasi possa essere quello giusto, c’è da tenere in considerazione anche il sentimento popolare che potrebbe reagire a seconda dei casi, in maniera troppo veemente, ma la storia fa ben sperare nella scelta di una persona retta ed equilibrata in grado di garantire ben di più di ciò che siamo stati abituati fino adesso.

In copertina

Sono nato a Brescia nel 1994. Laureato in Giurisprudenza, lavoro in banca, pratico Muay Thai, mi interesso di criminologia, diritto, economia, storia e cinema. Scrivo per diletto, per passione e offrire un punto di vista personale rispetto a quello che ci circonda.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.