Procrastinazione

Ovvero: perché mai fare oggi quello che si può fare domani?

Click, click click.

La penna a sfera che scatta con ritmo irregolare è irritante.

Click, click, click

Ah, molto meglio se segna i secondi, il senso di ordine cosmico è stato ripristinato. Se non fosse che ora il ticchettio della molla sembra quello di un orologio, e pensare ad un orologio mi fa notare il tic tac della sveglia dall’altra parte della stanza, e come i due ticchettii non siano sincronizzati, ed è nuovamente snervante.

Click, cli

La penna, come se si opponesse al sopruso, si è bloccata. Pigio, sbatto, premo, tiro, smonto e rimonto, ora è aggiustata e potrei tornare a giocarci, ma ha perso il suo fascino. Meglio così, non vorrei far esaurire la pazienza a chi invece… Ah no, non sta facendo niente neanche lei.
Giù la penna, entra in scena la polvere sulla scrivania. Sono passati solo due giorni dall’ultimo turno di pulizie, mi sembra, chiedo conferma, nemmeno la coinquilina se lo ricorda; forse è stato lunedì, oppure il giorno in cui hai dato l’esame? Dovremmo seriamente cominciare a tenere un calendario delle pulizie, ce lo diciamo da due mesi.
Lo strato di polvere diventa più spesso ogni secondo che passo a fissarlo, risulta impossibile ignorarlo. Ci passo un dito giusto in mezzo, lasciando un solco pulito sul tavolo e un cerchio grigio sul polpastrello.

Ew. Ora pulisco.

Spazzo, strofino, bagno, sposto, mi fermo ogni tanto per cambiare la canzone perché come osa Spotify farmi ascoltare proprio quella, strizzo, spruzzo, spolvero, asciugo. Risistemo quanto spostato precedentemente, tutti i libri e le dispense vengono ordinati nuovamente sulla scrivania, ancora con le pagine aperte come le ho lasciate l’ultima volta. L’Universo sta chiaramente mandando un messaggio.
Mi siedo.
Il bianco e nero non è centrato sul foglio A4, per leggere bene devo girare la testa o la fotocopia, le lettere sono sfocate, l’inchiostro sbiadito, il testo pieno di refusi, non sono sicura che le parole da studiare siano corrette. Leggere comporta quasi un dolore fisico.

“- trattasi di variantu combinatorie o di posizione (dette anche allofoni) determinate dal contesti…”, qui c’è una parola indecifrabile; alla faccia dell’usato in buone condizioni. Più tardi proverò a cercare una copia leggibile, o almeno una ristampa che abbia meno di quarant’anni.
Più tardi. Memento! urlano le pagine, memento! Il tempo sta scorrendo!

Sospiro. Ping!

Una notifica Facebook: ai tuoi amici Pincopallo e Pancopillo interessa partecipare ad un evento vicino a te. Clicco, è uno pseudo-festival del cinema, da qualche parte vicino a Porta Genova. Pancopillo abita a Padova, che partecipi davvero? Non mi interessa, e neanche l’evento. Ma Pincopallo invece non lo vedo da anni, da quando ho finito il liceo, sembra così tanto tempo fa; chissà come se la passa. Ah guarda, vacanze in Grecia e quella potrebbe essere Vienna, deve essersi lasciato con la ragazza visto che prima postava quasi solo foto con lei, toh’ chi è taggato in questa foto.
Ehi coinquilina, te l’ho mai raccontata quella storia che è successa con ‘sto tipo in seconda media, quando ancora si usavano i Carrera come occhiali e la Tecktonik andava di moda?
Oh mio Dio, quanto tempo che non si sentiva parlare di Tecktonik, nemmeno mi ricordo più com’era. Detto fatto sto guardando vecchi video di ragazzini che ballano per strada, e lascio immaginare i commenti e gli aneddoti che scaturiscono dal tuffo nel passato. Memento!

Ho fame. Tempo di abbandonare il computer e la stanza per la cena.
Due passi dondolanti, apro il cassetto-dispensa meglio noto come Scrigno delle Meraviglie, scovo quel tesoro che è l’ultima scatoletta di tonno, mi rassegno all’idea di una necessaria spesa imminente. Forse domani.
Scendo le scale, metto a bollire, apparecchio, mescolo, scolo, impiatto, servo, mangio, sparecchio, lavo, asciugo, sistemo. Il tutto richiederebbe poco tempo in verità, ma quello è Harry Potter in tv? Il Prigioniero di Azkaban? Allora c’è Sirius Black!
Come non detto, c’è pubblicità con del film ogni tanto. Faccio prima a guardarmelo in streaming, e in ogni caso il canale viene cambiato da qualcuno per vedere un qualche varietà. Finalmente arrivano le altre, preparano apparecchiano, servono e intavoliamo una conversazione (ahahah, perché siamo a tavola, capito?), che è solo una scusa per lamentarci di quanta poca voglia abbiamo di studiare e di combinare qualcosa. Tanto poca che rimaniamo sedute in cucina per una piccola eternità.
Memento!
Perfino la vita sentimentale di qualcuno che non conosco in un qualche angolo della Sicilia risulta essere un argomento degno della massima attenzione; quando decidiamo di tornare alle nostre camere puzziamo di una mescolanza unta di cose cucinate. Lavarsi suona bene.

Fra cena, chiacchiere e doccia ho abbandonato il computer per due ore e mezza abbondanti, diciamo pure tre, dai, e per la verità l’ho risvegliato dallo stand-by solo per spegnerlo del tutto.
Ultime frasi prima di chiudere per oggi.
Metto una matita a mo’ di segnalibro fra le pagine della dispensa. Dispensa che dipendesse da me vedrebbe da vicino un accendino. Ne cercherò una meno antica, domani.
È quasi mezzanotte, posso concedermi di distrarmi leggendo dal telefono per un po’, magari sul letto avvolta come un simil-burrito di coperte.

Memento. Sbadiglio.
È passato un altro giorno.

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