Renata Zanchi, una vita per la moda

Comincia oggi la Milano fashion week: abbiamo intervistato una delle protagoniste

Oggi abbiamo l’onore di fare una chiacchierata con un ospite di un certo calibro: la modella lombarda Renata Zanchi. Originaria della Brianza viene ingaggiata come modella già a 14 anni nel settore della moda milanese e fin da subito si nota la sua versatilità davanti ai riflettori. Nonostante l’inizio della sua carriera avvenga in età scolare riesce a conciliare in maniera ottimale lo studio e la passerella, tanto da riuscire a laurearsi con Lode in Mediazione linguistica e culturale presso l’Università Statale di Milano. Può vantare la conoscenza di ben 7 lingue: Italiano, Inglese, Francese, Tedesco, Catalano, Spagnolo e Russo. Renata Zanchi il prossimo anno festeggerà 25 anni di carriera e può vantare prime pagine e articoli su Vogue Man, Marie Claire, Vogue Italia, Grazia, Glamour, Elle Paris e molti altri. Oltre i confini nazionali ha potuto lavorare anche come presentatrice nella televisione nazionale spagnola.

Da qualche anno Renata è riuscita a diventare pure influencer su Instagram ed il suo profilo vanta più di 200 mila followers.

Ci puoi raccontare che sensazioni prova una ragazza appena adolescente la prima volta che si trova sotto i riflettori?

Ero molto emozionata, sembrava di essere in un film. Devo dire che mi sono sciolta quasi subito. Mi piaceva fare foto, sfilare e trasformarmi in personaggi differenti ogni volta, era divertente.

Fra scuole superiori e università ci sono stati dei periodi di crisi in cui hai pensato di lasciare gli studi per concentrarti solamente sulla carriera? Perché non l’hai fatto?

Mai. Sapevo che studiare era il mio dovere, insieme al lavoro. Sono sempre stata molto disciplinata, non mi piace lasciare le cose a metà, porto sempre a termine quello che inizio.

Al giorno d’oggi si sentono di tutti i colori sulla poca voglia di fare dei ragazzi. Tuttavia alcuni di loro per passione o per necessità si giostrano fra studio e lavoro; che consiglio dai sull’organizzazione del tempo per ricavarne il massimo da entrambe le esperienze?

Volere è potere. Io pensavo sempre che se il giorno non mi fosse bastato per terminare lo studio, avrei avuto davanti a me tutta la notte. E spesso è stato così, soprattutto durante gli anni delle superiori.

Quando hai capito che questo sarebbe stato il tuo mestiere?

Una volta terminate le Superiori, quando gli impegni ed i viaggi hanno cominciato ad intensificarsi in maniera esponenziale. Lavoravo sempre di più ed in progetti di qualità, non potevo non approfittare di questo lavoro al massimo.

Al giorno d’oggi si cerca di mostrare la perfezione fisica e non. Quali sacrifici si devono accettare per spiccare nel mondo dell’apparenza?

Stare attenti a tavola, fare tanto sport, dormire bene e le ore necessarie. Non ci sono segreti.

Quale delle 7 lingue che hai studiato è quella che ti piace di più? Perché? (Non vale la lingua madre)

Tedesco. Per i casi, le declinazioni, mi dava tanta soddisfazione studiarla.

Cosa ti ha spinta a diventare influencer? È stato un caso o era il tuo obbiettivo finale?

Mai cercato, mai stato il mio obiettivo. Instagram e le reti sociali sono un po’ un’evoluzione naturale del mio lavoro di modella. Adoro e rispetto la mia comunità, il loro supporto non è mai dato per scontato. Penso comunque che essere un vero referente in qualcosa, un modello ed un esempio a seguire, un’influencer, appunto, deve essere sempre associato a qualcos’altro. Influencer è la conseguenza, non l’origine.

Alcuni utenti dei social media pensano che, data la popolarità della figura dell’influencer, possano essere criticati anche pesantemente come se fossero dei personaggi politici di fazione opposta. Cosa ne pensi della regola “Sei famoso quindi devi subire ogni mia frustrazione”?

Per fortuna ho conosciuto davvero pochissimi haters. Premesso questo, non mi toccano. Fa anche un po’ parte del gioco, non si può piacere a tutti, e poi prendersela per commenti lasciati quasi sempre da profili anonimi e senza alcun tipo di credibilità sarebbe assurdo. Ci metteremmo al loro stesso livello.

Quali sono le tue attività preferite da svolgere nel poco tempo libero che hai? Lo sport, la musica -amo cantare da sempre-, il ballo, e giocare con il mio piccolo Giulio (il suo Chihuahua, ndr).

Cosa ne pensi del body shaming?

Riflesso di una società che sta perdendo valori, che non sa più cosa sia davvero importante, in preda alla superficialità. Va combattuto in ogni sua forma.

La modella magra è ancora essenziale nel mondo della moda?

Domanda complessa. Il mondo della moda è cambiato molto, si è “democraticizzato” ed aperto ad altri canoni e profili, come ad esempio  alle figure delle influencer. In generale la modella come l’abbiamo sempre intesa, da passerella, sì, deve essere ancora magra, esistono dei canoni e delle taglie che ancora fanno da riferimento.

Hai mai avuto difficoltà a piacerti?

Certo. Tutte abbiamo ed abbiamo avuto le nostre insicurezze. Nel mio caso in passato ho fatto fatica ad accettare le mie curve, il mio fisico mediterraneo, soprattutto lavorando a stretto contatto con donne molto esili, considerate prototipo della bellezza. Mi nascondevo sotto felpe oversize e jeans baggy. Gli anni mi hanno dato maturità, sicurezza e oggi guardo le mie curve con affetto e con orgoglio. Accettare se stessi e quelle che consideriamo essere imperfezioni è la chiave della vera bellezza.

Come sono articolate le tue giornate durante la Fashion week?

Molto intense. Si corre da una parte all’altra della città, fra sfilate, eventi, presentazioni, cambi trucco e di look. Vivere la Settimana della Moda “dall’altra parte” è un’enorme soddisfazione, assistere ai front row come special guest di stilisti per i quali 20 anni fa aprivo le sfilate è un’emozione unica.

Quali sono le firme che partecipano alla settimana della moda e in base a cosa sono decise?

Il Calendario delle sfilate cambia ogni anno, fra stilisti affermati e giovani promesse. Gli stilisti scelgono gli ospiti VIP alle proprie sfilate per diversi motivi, celebrities e personaggi mediatici, influencers, personalità referenti del settore, etc.

Qual è la differenza tra le settimane della moda nei vari posti come Milano, Parigi o New York?

Non cambia solo la location, la “cornice” della settimana della moda. Cambia il “mood”, lo stile. Il Made in Italy vanta da anni la propria superiorità rispetto alle influenze provenienti dall’estero, l’Haute Couture è meno legata alle tradizioni sempre pronta a provocare maggiormente. Londra forse la più alternativa. NY è quella storica, non tutti sanno che è la più antica. Forse fra tutte Parigi è quella con più fascino, glamour…ma dico forse. E’ una bella lotta.

Quali potrebbero essere i tuoi progetti futuri?

Mi sento in evoluzione costante. Dentro di me sento sempre che il meglio deve ancora arrivare. Al momento ho due obiettivi principali: concentrarmi nella crescita di Renata Zanchi Collection, la mia marca di moda che ho lanciato recentemente, e nella carriera in televisione. Sono innamorata del mezzo, mi affascina e mi diverte.

Di quale consiglio un giovane d’oggi deve fare più tesoro?

Di avere pazienza e rimboccarsi le maniche. Siamo tutti impazienti. Vogliamo le cose per ieri, non funziona così. Le cose non arrivano mai quando uno vuole, ma quando i tempi sono maturi e quasi sempre dopo lunghi periodi di lavoro, gavetta, sbagli e sacrifici.

Credits immagini: courtesy of Renata Zanchi

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Mi chiamo Andreea e studio presso l'Università degli Studi di Udine. Adoro i bambini, la musica, i film e le sorprese. Mi piace scrivere e leggere. Nutro un affetto particolare per i classici perchè mi insegnano qualcosa di nuovo ogni volta che li rileggo. Il mio libro preferito è "Il fu Mattia Pascal" di Pirandello. La mia citazione preferita è: "Per angusta ad augusta".

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