Sanremo 2021: la variante indie

Di necessità fare virtù. Ecco come la corrente indie invaderà il festival.

Un localino con le luci soffuse, il parcheggio sotterraneo di una fabbrica dismessa o un palco in mezzo al parco: ecco alcuni habitat tipici del cantante indie medio. È facile trovarli circondati da giovanotti con una birretta in mano che se la chiacchierano scanzonati, vestiti rigorosamente in stile anni ’90. Almeno così è stato fino ad ora.

Un estratto del MiAmi Festival, importante raduno indie millanese, quella del 2019 è stata l’ultima edizione dal vivo.

L’indie è il più strano e importante movimento musicale degli ultimi anni e funziona tramite una sorta di psicologia inversa: meno sei conosciuto più sei indie. Non ci importa se la tua casa discografica si chiama col nome di un frutto esotico, basta che tu ci sorprenda ed esca un po’ fuori dagli schemi. Fino adesso è filato tutto liscio, grazie allo streaming online, al passaparola e ai numerosi live in posti improbabili. Ma quando l’unico palco fruibile diventa il più patinato d’Italia, molti di loro sono disposti a sfidare la criptonite indie: il grande pubblico generalista.

Breve panoramica della “Variante Indie” al Festival

A Sanremo 2021 sono ben 8 su 26 gli artisti riconducibili alla scena indie italiana. Da ciò possiamo intuire due cose: la prima è che la musica non è veramente musica se non la fai dal vivo, soprattutto se come artista ancora devi crescere in esperienza; la seconda è che, dal momento che i 26 brani sono stati scelti fra circa 200 proposte, effettivamente l’indie regge il confronto con altri generi italiani più consolidati, tanto che questo stile è stato considerato valido dal direttore artistico, Amadeus, per coinvolgere un pubblico risaputamente trasversale.

Lo Stato Sociale – Gli apri-pista

Come forse ricorderete furono proprio questi cinque giovani bolognesi che nel 2018 ebbero per primi il coraggio di cavalcare il palco dell’Ariston, in uno strano esperimento scientifico che ha sancito la natura del cantante indie come diversa da quella del vampiro: le luci non gli sono nocive. Dopo l’ottimo posizionamento -arrivarono secondi – i loro simili hanno iniziato ad avvicinarsi con sempre meno timidezza alla città dei fiori.

Alternano lo stile melodico a quello più parlato e spesso non disprezzano il tema politico. Reduci da un’importante impresa discografica – 5 dischi in 5 settimane, ognuno incentrato sulla creatività di un singolo componente – si presentano in gara con il singolo Combat Pop, una riflessione abbastanza esplicita sulla mercificazione della musica e su quale sia diventato il suo ruolo sociale. Speriamo di vederne delle belle.

Fulminacci – L’emergente

23 anni, romano. Due anni fa me ne stavo sul prato del MiAmi Festival a mangiare una focaccia unta nell’attesa che il pomeriggio finisse e arrivassero i big veri, ho sprecato giusto 2 minuti chiedendo alla mia amica chi fosse il ragazzetto sul palco che suonava bene la chitarra, e poi di nuovo alla mia focaccia. Sei mesi dopo lui era su Rai Uno in prima serata a suonare una cover di Battisti. Quello di Fulminacci è il tipico percorso del cantante indie emergente che se la sta cavando bene: spuntato fuori come un fungo, pieno di talento, è pronto a ricevere il riconoscimento che si merita.

Fulminacci si esibisce nel programma Rai Una Storia Da Cantare in un omaggio a Lucio Battisti

Abile chitarrista ha uno stile raffinatissimo. Nei testi romantico e nostalgico il giusto, come non si sentiva dai tempi del grande cantautorato. Si presenta con il singolo Santa Marinella, il cui titolo è tratto da una località del litorale laziale.

Gio Evan – Il poeta incompreso

Gio Evan, 32 anni, scrittore di professione è così indie che viene maltrattato anche nello stesso mondo indie. Alternativo vero, vive immerso nella natura, medita e compone. È conosciuto per i suoi testi melensi e pieni di aforismi, forse eccessivamente, che lo rendono spesso oggetto di ironiche prese in giro. Tuttavia è apprezzatissimo dagli utenti di Spotify che hanno reso il suo singolo più celebre, Scudo, un vero tormentone della musica indie. Il brano presentato si chiamerà Arnica, in onore della pianta, e dal testo possiamo già scorgere la sua tipica abilità lessicale. Chissà se Sanremo sarà il palco della sua definitiva rivalsa.

Willie Peyote – Il polemico ma giusto

Una realtà sfacciata e colorata è quella che ci schiaffa in faccia Willie Peyote coi suoi brani e, a quanto pare, neanche in questo caso ci risparmierà. Nel titolo (Mai Dire Mai – La Locura) riprende una caustica scena di Boris, serie ormai cult che è ri-spopolata durante la pandemia, in cui si denuncia il ruolo dell’intrattenimento televisivo come strumento di lavaggio della pubblica coscienza. Panem et circenses in sostanza. Se ha deciso di farci arrabbiare è probabile che ci riuscirà.

La descrizione della Locura, elemento essenziale per la riuscita televisiva.

Segnalo anche la sua cover ad alto potenziale: il 4 marzo si esibirà cantando Giudizi Universali accompagnato da Bersani stesso.

La rappresentante di lista – I puri di cuore

Il nome è al singolare ma loro sono in 6. Siamo nel mondo indie, che ci vogliamo aspettare? Qui è tutto concesso. Esistono dal 2011, con un attivo di 3 album, per ora hanno raggiunto solo un pubblico molto di nicchia. Sarà stata senza dubbio la bellezza della canzone, ancora non arrivata alle nostre orecchie, e la voce cristallina della frontgirl, a fargli guadagnare un posto fra i big in gara.

La band al completo

Il loro titolo è: Amare. Come il verbo, non come il sapore.

COMA_COSE – L’urban indie

Coppia in scena e coppia di fatto, questi leoni da palcoscenico sono parte di una corrente particolarissima del genere in questione: quella Urban. Si distinguono da tutti gli altri, evitando l’effetto copia della copia, con un’acustica metropolitana e un cantato netto, quasi tagliente. Conoscendo il loro stile unico potrebbero essere tra i favoriti di questa edizione e aumentare la propria, già ottima, popolarità (sancita da due dischi d’oro). Unico pericolo? Il fattore emozione. Alla presentazione televisiva dei cantanti in gara, il duo, di norma particolarmente vulcanico, si è mostrato quasi impietrito.

Esibizione dei COMA_COSE dalla prima serata di Sanremo

Tuttavia, alla luce della prima serata, sembra che si siano fatti forza cantando teneramente occhi negli occhi, forse per alimentare quella stessa fiamma citata nel brano.

Il post-festival

La seconda serata sarà il vero banco di prova di tutti questi eclettici personaggi. Rimane da chiedersi quali di loro saranno in grado di rimanere indenni dall’effetto Sanremo e mantenere la loro indietudine anche dopo l’evento più nazional-popolare della TV italiana.

Una cosa è certa: i ‘padri’ dell’indie, come Calcutta o Giorgio Poi, non si sono ancora mai arrischiati a un tale pericolo e chissà se accadrà mai.

Fonte ufficiale utilizzata: TV Sorrisi e Canzoni

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Studentessa di Giurisprudenza che mangia Pop Culture a colazione e ve la racconta nel tempo libero. Trovo sempre il pelo nell'uovo ma non per questo disprezzo la frittata. Metà ironica, metà malinconica. Da grande voglio fare la Mara Maionchi. (@jadesjumbo)

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