Se Leopardi portasse la mascherina

Nel momento in cui siamo costretti a nascondere il sorriso, la moda ci offre una soluzione: mostrare la nostra identità attraverso le stoffe.

ModaMadama Morte, madama Morte.
Morte: Aspetta che sia l’ora, e verrò senza che tu mi chiami.
Moda: Madama Morte.
Morte: Vattene col diavolo. Verrò quando tu non vorrai.
Moda: Come se io non fossi immortale.
Morte: Immortale? Passato è già più che ‘l millesim’anno che sono finiti i tempi degl’immortali.

Giacomo Leopardi, Dialogo della Moda e della Morte, in Operette Morali (1835)

Inizia così il Dialogo della Moda e della Morte, scritto nel 1824 da Giacomo Leopardi. Questo dialogo fa parte della raccolta delle Operette Morali, la cui prima edizione risale al 1827 ma è stato rivisto e ampliato fino al 1835, quando esce a Napoli la versione definitiva del libro. Le Operette sono la mise en forme dei pensieri e dei concetti più cari al poeta, che troviamo in forma diaristica nello Zibaldone. Le Operette contengono 24 scritti, alcuni in prosa, altri come dialoghi o come novelle.

Nel Dialogo della Moda e della Morte le nostre dee immortali scoprono di essere sorelle, figlie della stessa madre, la Caducità. La Morte è abbastanza stizzita da questo fatto: come possiamo essere sorelle se io porto nel mondo la distruzione e la sofferenza, mentre tu, Moda, ti preoccupi di imbellettare la gente? Al che la Moda, profondamente indignata, risponde che in realtà entrambe sulla Terra si adoperano ad un uguale mestiere: «a disfare e a rimutare di continuo le cose di quaggiù, benché tu vadi a questo effetto per una strada e io per un’altra».

La Moda inizia così a spiegare in che modo ha operato finora costringendo gli uomini a bucherellarsi la faccia, ad andare in giro mezzi nudi a basse temperature, a indossare indumenti scomodi, ma anche a seguire stili di vita sedentari e pratiche pericolose. Ha fatto andare in voga la Morte stessa: nessuno cerca più l’immortalità ora e si venera la morte più della vita stessa. La Moda ha sempre sostenuto la sorella Morte:

Io l’ho fatto già per l’addietro più che non pensi. Primariamente io che annullo o stravolgo per lo continuo tutte le altre usanze, non ho mai lasciato smettere in nessun luogo la pratica di morire, e per questo vedi che ella dura universalmente insino a oggi dal principio del mondo. 

Giacomo Leopardi, Dialogo della Moda e della Morte, in Operette Morali (1835)

L’ho sempre trovata una delle Operette più interessanti. Ci ripenso ogni volta che indosso i tacchi alti per un qualche glamour evento sociale. Ci ripenso ora, in un momento storico del tutto particolare, in cui la Morte, che ha assunto questa volta le vesti di un temibile virus, ha influenzato la sorella Moda con delle pratiche e abitudini del tutto nuove. Quest’oggi non è la Moda a favorire la Morte, ma viceversa.

Forse può suonare macabro o grottesco, ma è un processo innegabile: Il Covid-19 ci sta spingendo ad adottare pratiche e gestualità nuove, nuovi riti, nuovi modi di vestire, nuovi mezzi di intrattenimento. Ad esempio stiamo cercando di capire come fruire l’arte pur rimanendo chiusi in casa, o come non perdere il contatto con la natura; stiamo riprendendo in mano i ricettari della nonna ricreando vecchie ricette ma anche rinnovandole in chiave moderna; stiamo ricostruendo il nostro abbigliamento seguendo gli standard dello sprotswear e dell’athleisure. Tutte cose che hanno a che fare con la Moda in senso ampio: tendenze, cultura, abitudini.

Il bacio tra marinaio e infermiera, rivisitato. Illustrazione a cura di Cdd20.

Nel campo del vestiario, oltre ai leggins e alle felpe comfy sta iniziando a giocare un ruolo importante la mascherina di protezione. No, non è merito di M¥SS KETA. È merito (o colpa) della Covid-19. Si parla tanto di mascherine: non solo per il dibattito sul loro prezzo e sul taglio dell’Iva. La mascherina sta diventando un vero e proprio capo d’abbigliamento e probabilmente ci terrà compagnia per tanti tanti mesi, riscrivendo le regole della moda tradizionale.

Impazzano sul web i tutorial su come cucire e creare mascherine fai da te, si vendono le stoffe adatte con mille fantasie e colori diversi per preparare articoli personalizzati. Le fanno con le scritte, con le stelline, a linee per la sinuosità e nere perché il nero snellisce sempre. Nel momento in cui siamo costretti ad abbandonare un grosso pezzo della nostra faccia, il sorriso, il segno di riconoscimento per eccellenza, la moda ci sta dando forse una soluzione: mostrare la nostra identità attraverso le stoffe.

È solo questione di business? Forse. Sto cercando di trovare il lato positivo in tutte le cose per sopravvivere alla depressione da lockdown? Forse.

Forse però questa idea della mascherina personalizzata risponde a quello che è effettivamente il compito della Moda: aiutarci ad esprimere la nostra identità. Il nostro armadio dice tanto su di noi: è un’indice di identità culturale e di affermazione individuale, simbolo della nostra personalità e del nostro ruolo nel mondo. Quando ci alziamo la mattina e ci guardiamo allo specchio per decidere cosa indossare stiamo già prendendo una decisione sull’andamento della nostra giornata. Oggi metto la maglietta gialla e non quella nera. 

I nostri indumenti sono una parte di noi, infatti non vogliamo mai buttar via nulla. E allora, questa nuova moda della mascherina personalizzata sembra più comprensibile: la mascherina sta diventando un pezzo del nostro abbigliamento quotidiano e quindi un pezzo della nostra identità. Per questo ha senso cercare di indossare qualcosa che ci faccia sentire a nostro agio e che non ci ricordi costantemente che siamo in pericolo. E per quanto speriamo si tratti solo di una moda passeggera e che tutto si risolva presto nel migliore dei modi, perché non fare di necessità virtù?

Leopardi nel suo dialogo sostiene che le due sorelle lavorino insieme e si influenzino solo secondo un’accezione negativa: Moda e Morte sono due cose maligne, che “disfano” solamente le cose di quaggiù. È veramente così? Non è vero anche che la morte e la caducità danno valore alle cose terrene, invitandoci a cogliere la pienezza e la ricchezza di ogni singolo istante? Non è forse vero che la moda, i costumi, le usanze, sono aspetti dell’identità personale e dell’ingegno umano? Della creatività e della multivocità dell’essere? Di sicuro Leopardi non si aspettava che un giorno la Moda ci avrebbe salvato letteralmente la vita.

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Immagine di copertina a cura di sumanley.

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Laureata in Scienze filosofiche e ora studentessa del Master Professione Editoria cartacea e digitale a Milano. Quando non leggo, scrivo. Quando non scrivo, guardo film. Quando non guardo film, parlo ai miei amici dei film che ho appena visto. Quando non faccio nessuna di queste cose di solito sto cercando di replicare qualche ricetta di Masterchef.

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