Tra le braccia della notte

Parole sul corpo della notte

«Che le Stelle ti accompagnino sempre, figlio mio, qualsiasi sia la Strada che percorrerai.»

«Dove stai andando?» gli domandarono.

Non rispose.

Era una notte un po’ surrealista e i colori del buio si tingevano di emozioni contrastanti. Spigoli ruvidi di commozione si scontravano con le forme accomodanti della dolcezza. Un fuoco scoppiettava e danzava al vento, prima reclinando la testa all’indietro, volgendosi al sentiero già percorso, ora sbilanciandosi in avanti, sporgendosi verso la strada sconosciuta, oscura, invitante.

«Dove stai andando?» ripeterono.

Sorrise, un leggero tremolio sulle labbra increspate. Sul terreno giacevano le vesti che lo avevano protetto dalla pioggia e dal sole, le scarpe che tante volte gli avevano permesso di giungere in cima, i fogli con le parole che non riusciva a dire e che i suoi occhi scrivevano nel cuore di chi incrociava il suo sguardo. Finora aveva camminato con la comunità, su sentieri battuti, alla luce del sole del mattino. Amore e fiducia lo avevano guidato passo dopo passo alla scoperta del giorno: i primi passi erano stati un risveglio e la sua vista era ancora un po’ annebbiata, poi qualcuno lo aveva preso per mano nel calore del fraterno mezzogiorno e in un attimo si era trovato lì, dodici anni dopo, al crepuscolo di una giornata durata una crescita. Era arrivato il momento di partire. Davanti a sé solo la notte, così inebriata e rassicurante, travolgente benché indecifrabile. Un po’ lo spaventava: lo attendeva la solitudine dello scalino successivo, all’apparenza ripida e scivolosa, eppure così preziosa per salire la scala del proprio domani. Esitante, di colpo realizzò che avrebbe proseguito da solo. Quei ragazzi, quei volti amici, quelle voci familiari! Era giunto l’istante in cui lasciare le briglie di tutto ciò che fino a quel giorno gli era stato consuetudinario per afferrare la criniera di un vento nuovo, ancora indomato. Lo guardarono e i sorrisi erano opere d’arte. Cos’è famiglia se non lasciar andare, se non sciogliere l’abbraccio, se non capire che quel tempo è finito? Gli scrissero i loro nomi sul corpo e la sua pelle divenne poesia, l’inchiostro il tratto indelebile di quelle vite intrecciate, di quei momenti impressi in un cuore che voleva scoppiare di gratitudine, di commozione, di amore.

«Dove stai andando?», lo interrogarono un’altra volta, d’improvviso con la voce vibrante di emozione.

Si mise lo zaino in spalla e assaporò l’aria fredda della notte. Un alito di nero gli strinse lo stomaco mentre accoglieva su di sé l’intensità di quegli ultimi istanti insieme. Fremeva e temeva: cosa lo avrebbe atteso? Per ora solamente un buio sconosciuto, un sentiero simile agli altri eppure non ancora calpestato. Pensò che da quel momento avrebbe dovuto fare affidamento sulle proprie decisioni. Partire è scegliere e ne era ben consapevole – c’era un altro motivo per partire se non sfidare nuovamente la strada, ricercare l’incomprensibile, spendersi per l’altro e nutrirsi della fame di conoscenza?
Con la testa colma di ricordi e il cuore gravido di sogni, si addentrò per la strada inesplorata.

«Dove stai andando?» si sentì chiedere alle sue spalle.

«A casa», mormorò sorridendo.

A questi dodici anni di scoutismo.

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Dinamica ed insaziabile, sempre in ricerca. Solamente un puntino di fronte alla vastità del tutto, perdutamente innamorata delle infinite possibilità e delle contraddizioni in quest'assurda commedia dell'esistere.

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