Una fortunata serie di eventi

Una fortunata serie di eventi

Un breve racconto di una futura new entry: per chi volesse unirsi alla nostra squadra, può farlo in qualsiasi momento inviando un suo contributo, articolo, racconto o poesia. Qui tutte le indicazioni!

Tornando a casa con il fantastico autobus della linea 3E, percorro tutti i santi giorni la stessa identica strada. Questo viaggio emozionante inizia immettendosi all’interno di un’immensa rotonda, per poi svoltare a sinistra e, successivamente, proseguire dritto fino a una grande curva, seguita subito dopo da una più piccola, quasi con i complessi di inferiorità rispetto a quell’altra. Dopodiché si prende la prima uscita di un’altra rotonda, di un altro insignificante paesino, e si continua sempre dritto fino alla fermata più miserabile di tutti i tempi, a metà strada tra un ex asilo abbandonato e un cimitero. Vi chiederete per quale motivo sto facendo questa noiosa descrizione, una domanda comprensibile e più che motivata, ma fidatevi di me, perché tutto questo serve a raccontarvi un dettaglio notato per caso una mattina di metà giugno, che rende questo quotidiano tragitto sul bus un po’ più speciale.

Era il 13 o il 14 giugno. Come sempre mi ero svegliata alle 7:34 per andare in fermata, pregando che l’autista di quel giorno si fermasse e non tirasse dritto facendo finta di non vedermi, come invece accade d’estate una volta su due. Ho preso il mio fantastico 3E, ho studiato in biblioteca per cinque ore perdendo il bus di mezzogiorno e un quarto, un po’ apposta un po’ per caso, e sono tornata con quello che parte esattamente un’ora dopo. Proprio stando seduta lì dentro nel tratto di strada dritto che conduce il bus dalla rotonda alla mia fermata, l’ho visto. 
Sul ciglio della strada, in uno spazio largo dai dieci ai quindici centimetri, tra l’asfalto e uno scalcinato muro rosa, c’era un girasole più alto di me che stava dritto in quel posto improbabile.
Si ergeva immobile nonostante macchine, moto e camion. Ogni cosa che passava di fianco a lui tentava di farlo cedere o cadere. Era così forte nella sua stoica rigidità e, contemporaneamente, così fragile, perennemente in pericolo in quel pezzettino di strada così piccolo e stretto, grande appena lo spazio necessario per respirare. 

Era così bello.

Girasole al sole eventi
Foto di Conner Baker da Unsplash.

Quel fiore, nel momento esatto in cui l’ho visto, è diventato la proiezione di qualcos’altro, qualcosa che andava oltre ciò che appariva. Lui, costantemente in bilico sul ciglio di un precipizio, da un momento all’altro poteva non esserci più. Da un momento all’altro, nel giro di qualche istante, tutta la forza di quel fiore poteva svanire, poteva cedere, senza poi riuscire a rialzarsi.
Ero convinta che sarebbe stata la prima e ultima volta che l’avrei visto, invece, col passare dei giorni, nonostante la pioggia, il vento, il sole così caldo da togliere il fiato, lui rimaneva lì imperturbabile nonostante il tempo. Chissà come e chissà perché è cresciuto lì, chissà per quale motivo me ne sono accorta solo quel giorno, ma in fondo cosa importa, se qualcosa succede non succede mai per caso.

Esattamente o quasi, un mese dopo, quel girasole si è spento chinando il capo e io me ne sono accorta con le lacrime agli occhi: avevo riposto così tanta speranza in quei petali del colore del sole e sembrava essere svanita totalmente. Ho deciso di andare a piedi da quel povero fiore per vederlo da vicino, secchio e paletta con me per portarlo via da lì. Dopo venti infiniti minuti, a piedi, su una strada tremendamente trafficata anche a metà luglio, sotto un sole senza pietà, sono arrivata dal girasole ma inutilmente. Difatti, una volta di fronte a lui, mi sono resa conto che portarlo via da lì non avrebbe avuto alcun senso, dato che le sue radici stringevano ancora fortemente la terra.

Quel fiore era ancora vivo e voleva rimanere lì dov’era cresciuto.

Così non me la sono sentita di trapiantarlo ed ho invece iniziato ad annaffiarlo tutti i giorni, me ne sono presa cura, e quel fiore ha ricominciato pian piano a splendere. Ogni giorno i suoi petali divenivano di un colore più intenso e le foglie più verdi, il gambo più forte e lentamente quel fiore ha rialzato il capo.

Girasole al sole eventi
Foto di Joyce Adams da Unsplash.

Adesso, ogni tanto, ci penso a quel gracile fiore e il suo ricordo mi dà forza. Da simbolo di tenacia e caparbietà si era trasformato tutto d’un tratto in delusione e tristezza, riuscendo però poi a recuperare le forze. Lentamente, sì, e non con poche difficoltà ma ce l’ha fatta. Ha avuto bisogno di un po’ di aiuto, ma chi non ne ha bisogno in fondo? E averlo ricevuto perché mai dovrebbe renderlo più debole? Quel fiore ha alzato la testa di nuovo e ha ricominciato ad illuminare quel piccolo pezzo di terra nonostante sembrasse sconfitto.

Ci ripenso ogni volta che mollare sembra l’opzione migliore, ogni volta che mi sento in bilico come lui. Ci ripenso ogni volta che il sole è troppo intenso e soffocante, ogni volta che piove fuori e dentro, ogni volta che il vento del cambiamento è troppo forte e sembra volerti abbattere. Ogni volta che tutta la vita sembra appesa ad un filo e il mondo torna grigio ritorno con la mente al colore di quel fiore e questo pensiero mi consola, mi abbraccia. Quel fiore l’ho visto per caso una mattina di metà giugno grazie a una fortunata serie di eventi e non credo lo scorderò.

A cura di: Silvia Cazzaro.
Immagine di copertina: Kelly Sikkema da Unsplash.

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Studentessa di Lettere moderne che non sa bene che fare della sua vita, così intanto scrive, legge e fotografa il mondo attorno a se cercando di capirci qualcosa.

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