“Alla mia piccola Sama”: l’orrore della guerra e il coraggio di chi resiste

"Alla mia piccola Sama": l’orrore della guerra e il coraggio di chi resiste

Un film documentario con cui Waad Al-Khateab racconta, alla figlia Sama e all’umanità intera, la guerra civile siriana.

La cruda lettera cinematografica della siriana Waad Al-Khateab, rivolta alla figlia Sama e a noi tutti, ci racconta, senza filtri, l’insensata follia della guerra vissuta in prima persona e l’eroismo delle persone che decidono, con le azioni quotidiane, di lottare per la pace e la libertà.

Il contesto storico: le origini della guerra civile siriana

Il malcontento e le tensioni verso il regime dispotico di Bashar al-Assad, presidente della Siria dal 2000, iniziarono nei primi mesi del 2011, potendosi inquadrare nel fenomeno più ampio della primavera araba.

Come ha scritto lo storico Mamadou Ly, dalla seconda guerra mondiale in poi, i regimi hanno monopolizzato il potere e l’iniziativa, soffocando le società e riducendo a sudditi le donne e gli uomini che le compongono, le cui resistenze e proteste sono sempre state represse nel sangue, ed è in questa terribile repressione, che iniziarono ad emergere le proteste e le prime rivolte.

Molti giovani iniziarono a manifestare pacificamente, chiedendo diritti e libertà, fino a quel momento sempre soffocati da un regime oppressivo.

La decisione coraggiosa di Waad Al-Khateab

Waad Al-Khateab, studentessa siriana, si trasferisce ad Aleppo nel 2009 per frequentare l’università e, allo scoppio della guerra civile, decide di usare la migliore “arma” possibile, la sua macchina fotografica, iniziando da quel momento a riprendere i massacri, per testimoniare al mondo le atroci disumanità perpetrate dalle forze governative.

Waad, da semplice studentessa, diventa una giornalista a tutti gli effetti, e i suoi report vengono trasmessi su Channel 4 News , in Regno Unito, coinvolgendo da subito tantissimi spettatori.

“Alla mia piccola Sama”: l’orrore della guerra e il coraggio di chi resiste

L’inizio della rivolta ad Aleppo e la brutale repressione

Il racconto di Waad inizia il 29 aprile 2012, all’interno della facoltà di scienze dell’università di Aleppo, dove gli studenti protestano, invocando la fine della dittatura di Assad, responsabile di aver fatto sprofondare la Siria nella corruzione, nell’ingiustizia e nell’oppressione. “Vivremo nella dignità o moriremo” è il grido di libertà dell’umanità in rivolta.

La reazione delle forze governative è spietata, e Waad, durante il gennaio 2013, ci rende testimoni di un massacro atroce di civili uccisi, torturati e barbaramente gettati nel fiume.

Hamza, uno dei 32 medici di Aleppo Est, sceglie di rimanere e di allestire un ospedale per poter curare più persone possibili. Tra lui e Waad inizia un amore speciale, che li porterà al matrimonio e alla nascita della loro prima figlia.

Nel frattempo il regime continua a reprimere sempre più violentemente la rivoluzione, sganciando bombe e facendo una strage di civili. Ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza, ogni giorno devono piangere dei morti, ma l’ideale di libertà per il quale stanno resistendo è più forte di ogni sofferenza.

La resistenza continua

Waad e Hamza si sentono pronti a dare la vita per il loro paese, nel quale vogliono mettere solide radici. Finalmente ricevono una casa, e vedere negli occhi di Waad l’emozione per lo splendido giardino, nonostante l’orrore e le atrocità viste, è una perfetta immagine di come poter cogliere la bellezza, anche nei momenti più difficili. Le meravigliose piante della casa nuova e lo stupore per la neve, in netto contrasto con le distruzioni circostanti.

Waad e Hamza aspettano la loro prima figlia e sono allo stesso tempo gioiosi e preoccupati, incerti del futuro che le possono offrire. Uno degli aspetti che colpisce maggiormente è la speranza negli occhi dei più piccoli, come il bambino che da grande vuole fare l’architetto per ricostruire Aleppo.

“Alla mia piccola Sama”: l’orrore della guerra e il coraggio di chi resiste

La nascita di Sama: gioia e preoccupazione

Quando ti ho vista mi sono ricordata del nostro dolore e di chi abbiamo perso.

La piccola Sama viene alla luce nell’ospedale costruito dal padre Hamza, regalando un barlume di speranza, di forza vitale, in quella desolazione a cielo aperto. Il nome Sama significa cielo, quel cielo azzurro e libero dalle bombe, che da fin troppo tempo i cittadini siriani non riescono ad ammirare.

I primi mesi di assedio

Cercare di vivere normalmente significa resistere al regime.

L’assedio delle forze governative, aiutate dagli alleati russi, con l’intento di riprendere totalmente il controllo di Aleppo, si fa sempre più stringente, tanto che Waad, Hamza e la piccola Sama iniziano a vivere in ospedale. I feriti e le vittime aumentano a dismisura.

Due bambini piangono la morte del fratellino, rimasto vittima dell’ennesimo infame ordigno. Gli occhi gonfi di lacrime e segnati dalla devastazione dei sopravvissuti, che porteranno con sé un trauma per la vita, devono scuotere le coscienze di tutti i signori della guerra, di chi trae profitto dalla vendita delle armi, di chi si volta sempre dall’altra parte e ritiene che ci siano vite di serie A e vite di serie B.

Nonostante il tremendo assedio in atto, e la costante diminuzione delle risorse, i bambini continuano ad andare a scuola, ma i loro occhi sono segnati da una sofferenza che nessun essere umano dovrebbe provare. La spensieratezza è stata brutalmente cancellata dai volti dei più piccoli, e sconvolge che una bambina di 5 anni sappia già cosa sia una bomba a grappolo.

“Alla mia piccola Sama”: l’orrore della guerra e il coraggio di chi resiste

Gli ultimi 2 mesi di assedio: allo stremo delle forze 

Novembre 2016, quinto mese di assedio. È sempre più difficile vedere la luce in fondo al tunnel, le risorse diminuiscono, e la resistenza si fa sempre più eroica. La scena di estrema felicità di una signora amica di Waad, quando il marito le porta il frutto preferito, un cachi, è meravigliosamente forte e significativa. Le gioie le ritroviamo sempre nelle piccole cose, che troppo spesso diamo per scontate.

Nel frattempo i russi hanno distrutto 8 dei 9 ospedali ad Aleppo Est, e arrivano ad usare il cloro gassoso, dall’intenso odore soffocante e altamente tossico. Al sesto mese di assedio, con l’esercito che ha ormai riconquistato Aleppo in toto, anche gli ultimi resistenti sono costretti ad abbandonare la propria terra. La disperazione di lasciare il luogo natale è fortissima ed evidente nei volti di tutti. Le scritte “torneremo” sulle auto distrutte, oltre ad essere estremamente commoventi, sono esemplificative del dolore che provoca l’esilio forzato.

Sono le 09:00 di mercoledì 21 dicembre, Aleppo è completamente distrutta dalla follia umana, e una copiosa neve sembra quasi voler coprire tanta rovina. È arrivato il momento di partire anche per Waad, Hamza e Sama, direzione Inghilterra. Di lì a poco nascerà Taima, la secondogenita della coppia, e il documentario termina con un toccante messaggio di Waad, rivolto a Sama:

Voglio che tu sappia che abbiamo lottato per la causa più importante, affinché tu e tutti i nostri figli non viviate ciò che abbiamo vissuto noi.

Unisciti alla squadra in qualsiasi momento: qui tutte le indicazioni!

A cura di: Davide Rossit.

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