Tutti i colori di Diorama, in un’intervista

diorama nuova musica luglio 2023

“Ho fatto questo disco mentre ero naufrago tra le onde metamorfiche della vita, e si vede!”

Me-ta-mòr-fi-che. Forse bisognerebbe parlare con Diorama per almeno 10 minuti per capire quanto è calzante su di lui questo aggettivo. Fortuna che noi l’abbiamo fatto per ben 27. Grande praticante e osservatore dei cambiamenti, nella musica e nella vita, Diorama è un giovane cantautore foggiano arrivato a Milano 8 anni fa. Per studiare, sì, ma soprattutto per mettere alla prova la propria arte nello spietato music business. Durante la pandemia si è fatto strada negli auricolari di molti suoi coetanei con uno stile eclettico e fusion, e oggi, a poche settimane di distanza dall’uscita del suo secondo EP, intitolato Tutti questi colori – molto acustico e radicalmente diverso dall’album di esordio Prima che sia mattina – è uno di quei nomi che nella scena milanese si sente arrivare a destra e a manca. Ma attenzione, se gli fai notare che si parla un sacco di lui, la risposta potrebbe essere: <<Oh nooo, che cosa ho fatto?>>.

Diorama, all’ anagrafe Matteo Franco, in una foto promozionale del suo nuovo EP Tutti questi colori. (fonte: MITE label)

Diorama è a telefono con noi quella mattina in cui sulla Lombardia ha fatto notte alle 10 di mattina: <<Il buio del temporale è stata una cosa sovrannaturale, però mi piace>>. Probabilmente nella sua terra natale danno un meteo migliore, così gli chiediamo come è stato lasciarsela alle spalle, venire con le sue note nella grigia Milano, come un crociato in missione, o, meglio, uno dei Blues Brothers.

<<Avevo bisogno di un diversivo. La mia famiglia, che ora crede in me più di quanto ci creda io, ha voluto che mi prendessi una laurea, quindi sono venuto qui per studiare e mi sono laureato da interprete. Non avevo idea di cosa fosse il music business, non ero inserito nel network e non ero nemmeno capace di fare musica all’altezza. Ho dovuto imparare sul campo, inventarmi tutto io da solo. Sono tanto di grato di questo percorso, perché ogni cosa che ho imparato, ogni conoscenza utile, me la sono sudata e non la scambierei con l’ascesa meteorica di nessun adolescente. Se incontrassi il Diorama appena arrivato a Milano sicuramente gli direi “Tagliati capelli!”. Gli farei vedere un paio di accordi. E poi gli darei un abbraccio e gli direi: “Con calma! Quello che ti deve arrivare arriverà”. È una cosa che dico anche al Diorama di oggi. Ogni volta che ho un’aspettativa che non va in porto lo dico a mio papà e lui mi dice: “Matteo, io credo che farai successo però spero arrivi il più tardi possibile“>>.

In questo brano, tratto dal primo album, Diorama si concentra sul contrasto tra il ritmo frenetico della città e la necessità di sbagliare e fare con calma per ottenere dei buoni risultati

Eppure, un po’ di successo già è arrivato, il singolo Souvenir, realizzato in collaborazione con Assurditè e Bravo Bravissimo, con il suo groove martellante e ipnotico, ha fatto dei numeri discreti nel periodo della pandemia e avvicinato il pubblico al suo primo album, <<Il Covid ha fatto in modo che nel mondo dello streaming andasse bene. Si era creato questo buco nel mercato per cui le major non facevano uscire musica e per cui gli emergenti avevano molto più spazio>>. Nel 2021 Diorama quello spazio se l’era preso con uno stile che rispetto alle chitarre imperanti in Tutti questi colori, era tutt’altra cosa: un urban innestato su una base elettronica e con forti contaminazioni di hip-hop e di trap, dove si concedeva di raccontare l’intimità quotidiana in brani come Allucino e Fammi Fammi, e la voglia e la pressione di avere successo in Due metri dal suolo e Non mi prendi. Ora, però, ascoltare i 6 inediti presenti nel nuovo EP fa pensare a un artista che è stato folgorato dalla necessità di un cambio radicale, di una me-ta-mòr-fo-si, che, in effetti, c’è stata.

<<Il fatto che il primo disco fosse uscito in quarantena ha fatto sì che io non mi curassi molto della riproducibilità dal vivo, cosicché quando si è ritornati ai live c’è stata la sfida di ri-arrangiare tutto. E ti dico la verità, un po’ lo rimpiango il vestito che ho dato a certi brani nel 2021. Però è il bello della musica, che anche quando l’hai scritta tu ti riserva delle sorprese. È stato sempre uno dei miei sogni avere un brano che la folla riconoscesse prima di iniziare a cantare, ed è una cosa che può succedere solo se stai suonando il disco come l’hai inciso. Il mio ultimo EP sta abbastanza in piedi chitarra e voce, e credo che sia questo alla fine che deve fare una hit, che oggi è una parola molto inflazionata, però, insomma, se io inizio a cantare Battisti non ho bisogno di un’orchestra per farti cantare insieme a me!>>.

Ho fatto un sogno, c’eravamo io e te

Tu mi chiamavi per nome con la voce da Baby

Poi il giorno dopo mi davi del lei come se nulla fosse

Che succede?

Strofe del brano Che Palle dall’EP Tutti questi colori

E così arriva Tutti questi colori, con la sua veste acustica che ricorda un po’ il collettivo californiano Edward Sharpe and the Magnetic Zeros, e in cui la volubilità delle relazioni moderne occupa il centro del discorso: <<Io credo che l’essere umano non sia mai stato così intercambiabile, oggettificabile e fraintendibile come nell’era della globalizzazione. Ormai sono una ventina d’anni che abbiamo la faccia appiccicata a uno schermo, però almeno prima ci prendevamo la briga di scrivere un paragrafo su un forum. Mentre ora siamo al livello minimo dell’attenzione e credo che questa cosa impatti tanto sul modo in cui viviamo le relazioni. Ci svegliamo la mattina e per prima cosa guardiamo il cellulare, iniziando già a fraintendere le persone che ci hanno scritto. Per non parlare delle persone che non ci hanno scritto! Perché se io stamattina mi aspettavo un messaggio da te e tu non mi hai scritto, io mentre mi lavo le ascelle sotto la doccia sto litigando con te, anche se non mi hai detto niente>>.

Sciroppo per la tosse è l’opening track di Tutti questi colori.

Ma scrivere una canzone potrebbe essere l’equivalente di scrivere un post su quel forum in disuso? <<Non se lo fai come lo faccio io. Perché, quando scrivi una mail o un post ti stai immaginando una reazione. Io mi sono reso conto che la morte di una bella canzone è quando inizi a chiederti come sarà ricevuta>>.

Sempre in tema di ricerca del cambiamento, anche se composto da soli 6 brani, Tutti questi colori non rinuncia ad incarnare due anime: quella più catchy e ritmata dei 3 singoli promozionali WOW!, Cristallo e Guarda che cielo e quella più introspettiva, che si appoggiata quasi del tutto sul suono della chitarra. Perché sarebbe un errore da storia su Instagram insistere a mostrare una sola facciata: << Ho fatto questo disco mentre ero naufrago tra le onde metamorfiche della vita, e si vede! Quando siamo partiti con i singoli a inizio aprile avevamo selezionato tutto quello che era più più sorridente e luminoso mi sono messo addosso questo vestito di ottimismo e gratitudine. Ma poi quando è uscito il disco mi sono reso conto che era tutto pieno delle paure più recondite, che sono l’altro lato della medaglia del mostrarsi sempre felici e grati, come vogliamo fare sui social. Mi sono reso conto che far vedere le mie paure al pubblico mi ha connesso molto con loro>>.

Se ti manca il coraggio

Anche solo per un attimo

Chiedine un po’ a me

Se perdi l’entusiasmo e il cielo non ti parla

Ti accenderò una stella

Strofe del singolo WOW!

Prendere il mondo, mescolarlo e darlo al pubblico senza pensarci troppo, ecco la sua formula magica. Forse è per questo che tutte le persone che ci hanno parlato di Diorama l’hanno fatto raccontando un personaggio da ammirare ma anche in cui rispecchiarsi. Nei suoi brani si percepisce la volontà di restare in contatto con lo spirito della sua generazione, quella dei nati alla fine degli anni ’90, abituati da sempre alla possibilità di un cambiamento repentino e che solo di recente stanno imparando a fare tesoro dei momenti speciali. La calma con cui proclama di voler attendere il proprio successo, trasposta nei testi di alcuni brani è un buon ansiolitico per chi crede che il successo personale vada rincorso a perdifiato.

D’altra parte, anche lui ha i suoi miti a cui ispirarsi: <<I miei eroi sono: Pino Daniele, John Mayer, Lucio Corsi e Fulminacci. Pino Daniele per la libertà con cui si poneva. Oggi di lui diremmo che è un misfit: non era bello, parlava degli ultimi, negli anni ’80 aveva brani sui transessuali, le prostitute e persone con problemi mentali. E poi era un grandissimo musicista. John Mayer ha fatto un’ascesa meteorica senza essere una meteora. Ora come ora nessun artista è più rilevante di lui quando si tratta di fare un disco, cacciarlo fuori, e farlo reggere al confronto con suoi lavori più amati di 15 anni prima. Poi c’è Lucio Corsi, che per farlo bisogna prendere Lucio Dalla, vestirlo da David Bowie e dargli la presenza scenica di Renato Zero. Ha la mia età e crea degli universi veri e propri. Infine Fulminacci, che potrebbe fare una canzone letteralmente sullo stare svegli la notte a fumarsi 30 sigarette e funzionerebbe. Gli ultimi due quando li incontrerò sarò teso e non saprò se comportarmi come collega o come fan>>.

diorama cantante
(fonte: MITE label)

L’uscita di Tutti questi colori è un momento di gioia per il cantante, che – ci racconta – questa estate suonerà per la prima volta nel suo paese natale, essendo stato finalmente riconosciuto come artista locale. Poi ci sarà il ritorno a Milano, con altri live e tutto il resto della carriera davanti. L’incognita rimane quella di capire come reagiranno i suoi affezionati a questo cambio di marcia sul genere musicale. Forse neanche questo nuovo stile acustico è il punto di arrivo, il tempo di ascoltare Tutti questi colori e un’ennesima metamorfosi potrebbe essere in agguato:

La mia musica del futuro è funky! Penso che l’evoluzione naturale di quello che sto facendo sia una band di 4 elementi che entra in un locale con la gente che si chiede: “Ma chi sono questi? Ma come suonano! Ma quanto suonano!”. Voglio far muovere i culi alle persone e voglio fare della roba difficile. L’effetto collaterale del mio prossimo album dovrebbe essere quello di farmi diventare un musicista migliore.

Intervista con Diorama
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Studentessa di Giurisprudenza che mangia Pop Culture a colazione e ve la racconta nel tempo libero. Trovo sempre il pelo nell'uovo ma non per questo disprezzo la frittata. Metà ironica, metà malinconica. Da grande voglio fare la Mara Maionchi. (@jadesjumbo)

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