Lo “sciamano” di Capitol Hill possiamo davvero definirlo tale?

Cosa significa essere uno sciamano? Un piccolo viaggio alla scoperta di questa figura religiosa, molto diffusa ma poco conosciuta

Ricorderete tutti i fatti di Capitol Hill di qualche settimana fa. Tra i protagonisti della vicenda, fece molto parlare di sé il cosiddetto “sciamano”, con corna in testa e faccia dipinta. Ma siamo certi sia corretto definirlo sciamano? Scopriamo assieme in cosa consiste veramente questa figura.

Cos’è uno sciamano

La parola “sciamano” vede la sua origine dalle lingue tunguse della siberia orientale, dal termine con cui le popolazioni indicano questa figura religiosa. Parliamo di un insieme di credenze spesso considerate anello di congiunzione tra magia e religione. Inizialmente, lo sciamanesimo fu erroneamente ritenuto una forma di superstizione primitiva, giudizio influenzato dal pensiero evoluzionista e ormai superato.

La più antica illustrazione di uno sciamano, del cartografo olandese Nicolaes Witsen, datata 1692.

Queste figure religiose sono spesso ai limiti della società, incapaci di integrarsi o non accettati dalla comunità. Le motivazioni possono essere varie, squilibri mentali, deformazioni fisiche, che concorrono con una “elezione per nascita”. Quindi la loro presenza è anche una risposta, attribuisce un ruolo sociale a individui che altrimenti non avrebbero altre possibilità. Con una sorta di ossimoro, queste figure sono emarginate e al contempo ricercate dalla società di cui fanno parte. Sono individui al limite, sia per il ruolo che ricoprono, sia per la loro capacità di comunicare con l’ultraterreno.

Lo sciamano è in grado di fare da tramite tra il mondo umano e quello degli spiriti, che siano benevoli o malefici. Svolge il ruolo di guida spirituale ma anche quello di medico, utilizzando rimedi naturali e rudimentali tecniche psicologiche. Fulcro del suo operato è l’esperienza estatica, una quasi totale perdita di coscienza che lo mette in comunicazione con il mondo ultraterreno. Uno stereotipo lo collega all’uso di sostanze psicotrope e allucinogene, abitudine in realtà poco diffusa e perfino disprezzata: lo sciamano deve essere in grado di interagire con gli spiriti senza utilizzare tali sostanze.

Chuonnasuan, l’ultimo sciamano degli Oroqen,
gruppo etnico della Cina settentrionale.

L’iniziazione e l’estasi

L’iniziazione sciamanica è un percorso lungo e doloroso. Le guide più anziane riconoscono in alcuni giovani le loro potenzialità e li prendono sotto la propria custodia. Dovranno sottostare a regole rigide che metteranno alla prova ogni loro capacità psicofisica. Costretti a sopportare temperature estreme, con il ritmo sonno-veglia continuamente disturbato, saranno sottoposti a periodi di fame e di sete. E proprio nel momento in cui l’individuo rischia di spezzarsi, ecco che l’anziano accorrerà in suo aiuto: da maestro severo diverrà un’amorevole madre. Questo percorso ricalca i viaggi di sofferenza dei defunti nell’oltretomba e culminerà con una visione di demoni che annientano il corpo del nuovo sciamano per poi riportarlo tra i vivi con rinnovate capacità.

L’esperienza estatica è un elemento cardine dello sciamano e avviene seguendo riti comunitari. Gli abitanti si rivolgono a lui per superare situazioni problematiche, per chiedere consiglio agli spiriti o agli antenati. Il rito è caratterizzato da una danza e movimenti ripetitivi, accompagnati dal suono di un tamburo o altre percussioni. Il ritmo crescente, i passi incalzanti, il frastuono degli strumenti, guidano la coscienza dello sciamano fino a un punto di rottura: è in questo momento che entra in estasi e inizia a esprimersi con frasi biascicate, in preda alle convulsioni. Agli astanti spetta il compito di assisterlo, porgli quesiti e cercare di decifrare le sue risposte.

Sciamano dei Buriati, Siberia.

Lo sciamanesimo nel mondo

Lo sciamano si occupa anche di riti più ordinari, legati al ciclo delle stagioni e alle forze della natura. Guida e protegge gli spiriti dei defunti nel loro viaggio per l’aldilà e si assicura che le forze ultraterrene non interferiscano con il mondo fenomenico. Le caratteristiche fin qui descritte sono tendenzialmente comuni ma non si può parlare di un pensiero religioso unitario. Basti pensare alla variabilità geografica delle culture in cui lo sciamanesimo è attestato: Siberia Orientale, Corea e Giappone, India, Americhe e regioni artiche. Per non parlare delle similitudini che potrebbero farvi comprendere anche antichi culti pagani europei.

In tempi più recenti, la corrente New Age fece conoscere il fenomeno anche ai non addetti ai lavori. Il fermento culturale statunitense degli anni Sessanta e Settanta si interessò molto alla spiritualità delle culture orientali, sciamanesimo incluso. Ma, come spesso avviene, i significati originali di queste filosofie vennero travisati, adattandoli al pubblico occidentale, fino a banalizzarli. Di conseguenza, gli esponenti delle tradizioni che seguono originariamente queste pratiche hanno iniziato a condannare questa sorta di neo-sciamanesimo, rivendicando i propri diritti identitari.


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(Copertina tratta da Twitter, immagini da Wikimedia commons)

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Antropologo nipponista. Fotografo mancato. Docente a tempo perso. Affascinato da ogni forma di alterità, offro il mio piccolo contributo per portare lo “studio dell’uomo” sullo schermo di tutti.

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