L’utilità della storia nella memoria dell’uomo

Studiare il passato ci può aiutare a costruire un futuro migliore?

Parafrasando Manzoni ci possiamo chiedere se esiste per l’uomo «…un utile passato che atterra e suscita, che affanna e che consola». Alla domanda che cosa è la storia molti pensatori in periodi diversi hanno risposto in vario modo. Nel nostro mondo c’è chi ritiene che essa rappresenti una catena ininterrotta di anelli; a tal proposito Eugenio Montale ha scritto: «La storia non è magistra di niente che ci riguardi….non contiene il prima e il dopo…., essa parla, dunque, del presente». Molti credono che essa sia solo progresso e che lo sia sempre stata, altri ancora pensano che a creare un passato storico siano stati solo i grandi uomini. Al giorno d’oggi nessuno può affermare con concretezza che queste ipotesi siano false, quindi forse potrebbero contenere qualcosa di vero! Eugenio Montale nella sua opera Satura ha scritto: «La storia non è prodotta da chi la pensa e neppure da chi l’ignora», dunque, essa si fa strada da sola, è un binario a parte che segue una sua direzione, l’uomo non può modificare ciò che è già accaduto, può solo cercare di agire evitando errori già commessi.

A differenza del poeta, Eric John Ernst Hobsbawm dice «…finchè c’è una razza umana la storia continuerà…», questa è la sola generalizzazione certa riguardo la storia, secondo lo studioso. Che siano gli uomini a scrivere la storia o no, una certezza esiste, infatti come riportava Tito Livio: «Hoc illud praecipue in cognitione rerum salubre ac frugiferum: omnis te exempli documenta in inlustri posita monumento intueri…». L’uomo ha a disposizione gli insegnamenti tratti in milioni di anni dai suoi stessi comportamenti, di fronte a questo inestimabile bagaglio di conoscenza, la domanda che sorge spontanea è: “Perché l’uomo pur essendo consapevole dei propri errori in qualche modo continua a ripeterli?”. Se il romanzo di Alessandro Manzoni era un “misto di storia e di invenzione”, la storia umana è un misto di progresso e di ripetizione! Che essa si ripeta o no, la cosa evidente è che l’uomo ripete la storia. Al di là della teoria di Vico dei Corsi e ricorsi storici, a ripetersi non sono solo le situazioni politiche, ma anche le storie di vita.

Ab urbe condita di Tito Livio

Come prima ci ha ricordato Tito Livio l’utilità della storia è proprio quella di essere un grande bagaglio di esperienza vissuta dagli uomini. Nessun uomo può andare avanti senza conoscere il proprio passato, un esempio concreto è rappresentato dal fatto che ai tempi dell’imperatore Tiberio, durante l’età giulio-claudia, l’esercito non veniva tenuto stabilmente in patria, proprio per evitare che “la storia” delle guerre civili si ripetesse; si cercava di imparare dagli eventi passati, così seguendo questi insegnamenti si tentava di costruire un futuro diverso. L’uomo ha sempre sentito il bisogno di strutturare una conoscenza della storia: grandi opere sono state scritte sul passato degli uomini e molte altre se ne scriveranno, ma tutto questo spesso non fa sì che alcuni errori non si ripetano. Per Eugenio Montale, «la storia è anche benevola: distrugge quanto più può», potremmo, dunque, chiederci se è la storia, la nostra “natura maligna” che ci perseguita e ci inseguirà nei giorni a venire, non da carezze o colpi di frusta, tuttavia sembra offrire delle linee guida. Il nostro passato non giudica né rimprovera, ma segue un corso immutabile, la storia va sempre avanti giorno dopo giorno e se anche non emette sentenze sono gli uomini a pronunciarne molte su di essa. La sua utilità consiste nella possibilità di imparare dai propri errori, bisogna conoscere il passato per costruire delle basi solide per il domani.

Magistra vitae, così la storia è stata definita! Nonostante, però, sia ritenuta formalmente così importante l’uomo non segue i suoi insegnamenti. Eric John Ernst Hosbawm scriveva: «…sembra che il secolo breve sia passato attraverso una breve Età dell’oro, nel suo cammino da un’epoca di crisi ad un’altra…di crisi verso un futuro sconosciuto…non necessariamente apocalittico». Dopo il 1918 il futuro che si prospettava, oggi potremmo definirlo apocalittico! Da questo punto di vista l’esempio più grande di come l’uomo spesso ignori il suo passato è proprio la seconda guerra mondiale; si sapeva, infatti, che dopo la guerra del 1915/1918, un altro conflitto sarebbe stato catastrofico. Ebbene, nonostante la consapevolezza non è stata evitata un’altra catastrofe: noi oggi, infatti, parliamo di due Guerre Mondiali. Anche nel mondo contemporaneo ci sono popoli oppressi, conflitti, situazioni politiche pericolose, ma l’uomo continua a sbagliare, non cambia, non coglie l’insegnamento della storia. Se nessuno si cura di questa allora «la storia non è magistra di niente che ci riguardi» come diceva Eugenio Montale.

Anna Arendt

Tuttavia, alcuni grandi storici si curano del passato e lo ripropongono per forgiare animi e non perdere memoria di ciò che è avvenuto; uomini e donne come Eric John Ernst Hobsbawm e Anna Arendt che cercano di svegliare la mente oscurata dell’uomo che persevera nel male, che ha già vissuto e che non rivolgendo lo sguardo al passato, lo sta rivivendo. La storia dell’uomo affascina e interessa sempre la sua mente, perché nessun reale progresso potrà nascere senza la conoscenza di un passato fatto di errori, di sconfitte, di vittorie, ma anche di insegnamenti e di distruzioni. Forse risulta degna di riflessione l’osservazione di Eugenio Montale quando dice che accorgersi della storia non serve a vederla più vera e più giusta, essa non è intrinseca, perché è fuori; o forse si può rivelare essere vero il pensiero di chi dice che per scrivere il libro della sua vita l’uomo deve sempre leggere i “papiri” del suo passato, un passato che atterra e suscita, che affanna e che consola.

Da ciò che abbiamo detto possiamo evincere che è cosa certa che l’uomo senza memoria storica tende a ricommettere errori e distruzioni. Lo studio della storia ci aiuta a strutturare uomini e donne migliori; l’autocoscienza di gruppo e, quindi, del sociale aumenta e di conseguenza diventa più facile evitare pericoli di decadimento di valori e scivolamento verso scelte pericolose, che nei “periodi bui”, quando l’uomo si impoverisce sia culturalmente che di valori morali, ideali e consapevolezza tendono ad avvenire così come la Storia, purtroppo ci ha insegnato tante volte.

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A volte percepiva, nella profondità dell'anima, una voce lieve, spirante, che piano lo ammoniva, piano si lamentava, così piano ch'egli appena se ne accorgeva. Allora si rendeva conto per un momento che viveva una strana vita, che faceva cose ch'erano un mero gioco, che certamente era lieto e talvolta provava gioia, ma che tuttavia la vita vera e propria gli scorreva accanto senza toccarlo. Come un giocoliere con i suoi arnesi, così egli giocava coi propri affari e con gli uomini che lo circondavano, li osservava, si pigliava spasso di loro: ma col cuore, con la fonte dell'essere suo, egli non era presente a queste cose. E qualche volta rabbrividì a simili pensieri, e si augurò che anche a lui fosse dato di partecipare con la passione di tutto il suo cuore a questo puerile travaglio quotidiano, di vivere realmente, di agire realmente e di godere e di esistere realmente, e non solo star lì come uno spettatore. Hermann Hesse

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