Musica: come accendere un cervello

Musica: suonata o ascoltata può rivelarsi un’ottima arma contro invecchiamento, dolore e malattia. In grado di illuminare la rete neurale si rivela essere la miglior palestra per il cervello.

Se volete mantenere la mente attiva durante il processo d’invecchiamento ascoltare o suonare della musica è lo strumento perfetto: rappresenta un’allenamento completo per il cervello.

Johns Hopkins Medicine

Poche cose stimolano il cervello quanto la musica. Ascoltare musica può non soltanto ridurre l’ansia, migliorare la memoria e la qualità del sonno ma può anche alleviare il dolore ed essere d’aiuto in terapie contro la depressione, il disturbo post-traumatico da stress e la schizofrenia.

Padrona di almeno 32 ore della nostra settimana, la musica nasce assieme all’essere umano. La prova ne è lo strumento musicale più antico al mondo: un flauto d’osso di grifone risalente a 40 000 anni fa, ritrovato nel 2008 in una caverna nel sud della Germania.

Lo strumento più antico al mondo. Foto di Ashley Tiwara via pinterest.it

Segno di una prima tradizione musicale, utile tanto per la comunicazione quanto per la socializzazione, non è però l’unico testimone delle prime esperienze melodiche.

Scavi archeologici hanno rinvenuto anche strumenti paleolitici come sonagli legati (noci, semi e denti di animali legati a grappolo), arpe di terra (buche scavate nel terreno e ricoperte con corteccia d’albero sulla quale veniva tesa una corda a mo’ di chitarra) e trombe ottenute da rami o ossa scavati.

Vediamo quindi come le infinite combinazioni di note musicali possono cambiare la nostra psicologia ma anche la plasticità dell’encefalo.

L’anatomia della musica

Osservando il sistema uditivo salta subito all’occhio come il nostro cervello sia ottimizzato per captare e riconoscere suoni. Mentre l’orecchio li trasforma in segnali neurali, il cervello li processa. Gli step principali nella catena del suono sono:

  • contatto con il timpano – dopo aver percorso il canale uditivo, l’onda acustica proveniente da una sorgente esterna mette in vibrazione la membrana timpanica;
  • passaggio alla catena degli ossicini – il timpano propaga la vibrazione al trio martello, incudine e staffa posto in diretto contatto con la coclea;
  • attraversamento della coclea – ora il suono si propaga attraverso i tre serbatoi di liquido costituenti la coclea. Questi sono separati l’uno dall’altro da membrane basilari munite di ciglia (circa 3 500). A seconda di quali vengono sollecitate, la corteccia uditiva riesce a ricostruire la lunghezza d’onda del suono in arrivo.
  • elaborazione celebrale – paragonando l’informazione proveniente da entrambe le orecchie (tempo ed intensità di arrivo) il cervello riesce a capire esattamente dove si trovi la sorgente.

Fisionomia di un musicista

Grazie a tecniche moderne come la PET e la FMRI, gli neuroscienziati sono stati in grado di osservare il funzionamento del nostro cervello durante lo svolgimento dei compiti più disparati. Dalla lettura alla matematica, è stato evidenziando come suonare uno strumento musicale sia in grado di coinvolgere simultaneamente diverse aree dell’encefalo.

Può apparire banale l’interessamento della corteccia visiva (lettura dello spartito) e della corteccia uditiva (ascolto del brano). Tuttavia, l’implicazione più importante è la sollecitazione simultanea di entrambi gli emisferi celebrali.

In virtù delle competenze linguistiche e matematiche che stimola, la pratica musicale comporta un aumento in volume e attività delle connessioni neurali del corpus callosum, il ponte tra l’emisfero destro e quello sinistro. Ciò si traduce in messaggi celebrali trasmessi più velocemente.

I musicisti presentano quindi spiccate doti di problem solving e funzioni esecutive (ovvero i processi mentali inerenti la pianificazione, la comprensione e l’acquisizione di nuove conoscenze). Inoltre più connessioni permettono di dare più etichette allo stesso concetto (una emotiva, una visiva, una uditiva…) migliorando così la memoria di chi suona uno strumento musicale.

Tutto questo è dovuto al fatto che la musica necessita non solo di lettura ma anche di interpretazione e composizione.

E chi la musica non la suona?

Se però non si suona nessuno strumento musicale, si attenda un attimo prima di correre ai ripari acquistando corsi online di chitarra o armonica a bocca. Anche l’ascolto porta a numerosi ed indubbi benefici.

Uno studio del 2011, firmato dal professor V. Alluri e altri colleghi dell’università di Jyväskylä (Finlandia), ha dimostrato come il ritmo, la tonalità e il timbro attivino diverse aree celebrali.

Osservando la risposta del cervello a un brano di tango argentino si è visto che:

  • processare ritmo e tonalità porta ad un’attivazione del sistema limbico, direttamente associato alle emozioni;
  • la pulsazione coinvolge l’area motoria, confermando la stretta connessione tra musica e movimento;
  • il timbro attiva la creatività e l’immaginazione.
Attivazione della corteccia ascoltando del tango argentino. Tratto da The Tango Brain su YouTube.com

Ascoltare musica però non solamente illumina le connessioni nervose, ma stimola anche la chimica. Produzione di ossitocina, endorfina e dopamina, rispettivamente le molecole della fiducia, della felicità e del benessere, legittimano l’impiego della musica in terapie contro il dolore e patologie neurologiche.

Ma la musica ha anche il potere di incrementare produttività e creatività. Studi hanno dimostrato che musica ritmata aiuta gli atleti ad ottenere migliori performance e impiegati d’ufficio a produrre di più e più efficientemente.

Se quindi in virtù di tutti questi benefici vi è venuta voglia di ascoltare un po’ di musica non serve si tratti esclusivamente di Mozart: l’importante è che sia nuova.

Potete trovare qualche spunto cliccando qui!

In copertina: Foto di Gordon Johnson da Pixabay

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Ciò che sappiamo è solo una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano. - Isaac Newton

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