Sound of metal, il silenzio assordante di Ruben

Con ben sei candidature alle spalle e un’interpretazione magistrale di Riz Ahmed, il film di Darius Marder punta alle stelle

Cogito et Volo dedica anche quest’anno una particolare attenzione alla corsa agli Oscar 2021, con approfondimenti sul sito e contenuti extra su Instagram e Facebook. Daremo un’occhiata da vicino a tutte le otto pellicole candidate per il miglior film, con recensioni e curiosità, e commenteremo i risultati finali all’indomani della notte degli Oscar, che si terrà il 25 aprile. Qui trovate tutti gli articoli già pubblicati.

Dal soggetto del regista di Blue Valentine  – Derek Cianfrance – e Darius Marder, qui anche sceneggiatore (insieme al fratello Abraham) e regista, Sound of metal si presenta come il film più “sensoriale” dell’anno. Film del 2019, a causa delle ristrettezze dovute al Covid concorre quest’anno alla corsa agli Oscar con ben sei candidature: miglior film, miglior attore per Riz Ahmed, miglior attore non protagonista per uno strabiliante Paul Raci, migliore sceneggiatura originale, miglior montaggio e miglior sonoro. Sorretto da una sceneggiatura meravigliosa, Sound of metal – distribuito a livello globale su Prime Video – è quel tipo di pellicola dal sapore da indie film capace di tenere incollata allo schermo una sala gremita di persone.

La trama

Ruben è un batterista metal che, assieme alla sua ragazza Lou – nonché cantante della band del loro caratteristico duo – è in tour per il Paese. I due cercano di sopravvivere alla giornata, vivendo solo di ciò che li rende felici: suonare e stare insieme. Ma dopo una prima esibizione fuori dal comune, Ruben inizia improvvisamente a riscontrare problemi di udito. Dopo essersi recato da uno specialista, il giovane scopre che la sua capacità uditiva è compromessa per sempre e che rischia di diventare completamente sordo. Ma Ruben non accetta di buon grado la nuova condizione, tenta di fare finta di niente e continuare a vivere la sua vita. Ma purtroppo è tutto inutile e le conseguenze sono disastrose.

L’unico modo per riacquistare il senso perduto sembra essere un’operazione, ma è troppo costosa e Ruben si lascia andare alla rabbia. Solo grazie all’aiuto di Lou il giovane decide di recarsi in una comunità per sordi e imparare a convivere con la sua nuova condizione, cosa non facile per uno come lui, abituato a suoni forti e desideroso di ritornare a suonare. La domanda appare subito spontanea: riuscirà a trovare il suo posto in questo nuovo mondo o nell’impresa perderà se stesso?

Riz Ahmed è alla sua prima candidatura come miglior attore

Perdere l’udito è la cosa peggiore che può capitare a un musicista?

Questa – fondamentalmente – è la domanda su cui regge interamente Sound of Metal, la quale prende spunto dall’esperienza di Derek Cianfrance, batterista affetto da acufene. Se di per sé in una persona ordinaria perdere l’udito può significare un dramma, per un musicista come Ruben è una vera tragedia. Il regista, Darius Marder, segue le vicende del giovane batterista come se fosse un fantasma e catapulta sia Ruben che noi in questo nuovo mondo, fatto di suoni discordanti e ovattati.

Ed è proprio questa la grande peculiarità del film di Marder, il fatto che per gran parte della pellicola lo spettatore “senta” solo quel poco che Ruben stesso riesce ancora a percepire. In qualche modo noi diventiamo partecipi della sua sordità, noi siamo nella sua testa. Proprio per questo, il film non vanta musiche emozionali o canzoni da musical inserite al momento giusto. Qui il sonoro segue una struttura diversa: non è lui a seguire il film ma esattamente il contrario. Cosa che rende il film un’esperienza sensoriale a tutti gli effetti.

E qui entra in gioco la bravura degli attori (molti dei quali non-professionisti e provenienti dalla comunità sorda), primo fra tutti Riz Ahmed, che dà volto e voce a Ruben; con la sua espressività riesce a sorreggere da solo l’intero film e a colmare le piccole mancanze date da una regia molto lenta. Grazie alla sua incredibile presenza scenica, l’attore riesce a dare vita a un personaggio all’apparenza freddo ma che nasconde infinite sfaccettature. Prima fra tutte la speranza, quella piccola fiammella che lo convince che la sua situazione è reversibile e che in men che non si dica suonerà di nuovo insieme alla sua ragazza e tutto si sistemerà. E poi ovviamente arriva la rabbia, fatta di sguardi e urla che non può più sentire.

Il film è stato girato in appena quattro settimane

L’incomunicabilità di un batterista solitario

Di grande impatto è l’incomunicabilità che si crea tra i personaggi non appena Ruben inizia a perdere l’udito. Certo, a una prima scrematura, questo profondo distacco nasce dal fatto che Ruben e Lou non riescono più a comunicare come prima, come se a un tratto non fossero più “connessi”. Allo stesso tempo però, Ruben non riesce a interagire nemmeno con gli altri residenti nella comunità in cui è costretto a vivere. Ed è qui che si evince l’amara verità. Ruben, sbalzato fuori dal suo mondo fatto di musica a tutto volume e canzoni gridate a squarciagola, si ritrova in uno in cui non vuole assolutamente stare. Per questo tenta di fare di tutto per ritornare indietro, a quando era “felice”.

Ma questo è impossibile. Tutto ciò, questa grande ingiustizia che gli è capitata, unita alla difficoltà e “l’umiliazione” che prova nel dover nuovamente imparare a parlare, a esprimersi in una nuova lingua, è troppo per lui. Per questo chiude tutti fuori, persino chi lo vuole davvero aiutare. Perché in primis è lui a sentirsi escluso dal suo vecchio mondo. Ma come spiegare tutto questo? Come poter anche solo pensare di farlo? Il modo di esprimersi di Ruben era la musica. Ora che cosa gli rimane?

La ricerca della pace

Grande tema del film, è la ricerca della “pace”. Ruben, prima ancora della sordità, proviene da una situazione difficile. È un ex tossico che vive una relazione tossica. Lou e Ruben infatti vivono una relazione disfunzionale, forse dolce, ma decisamente nociva per entrambi. Perché i due si stanno “tarpando” le ali a vicenda senza nemmeno saperlo. Ma quando Lou costringe Ruben a entrare nella comunità per imparare a convivere con la sua nuova condizione, quello è il grande punto di svolta. Entrambi ne sono inconsapevoli, ma quella piccola scelta da parte della giovane cambia per sempre la vita dell’uomo che ama e allo stesso tempo decreta la fine del loro rapporto.

Sound of metal è un film sulla perdita a tutti gli effetti. Ma è anche una pellicola che parla di rinascita e della realizzazione di sé. Ruben, abituato a vedere allo specchio solo le maschere che indossa – tossico, batterista, amante – pian piano viene spogliato di tutto fino a rimanere nudo: un semplice uomo che tenta di capire chi è davvero. Una riflessione con cui tutti – prima o poi – dovremo fare i conti.

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Che dire di me? Amo leggere, inventare storie, e perdermi nella sala buia di un cinema. Adoro quel momento magico in cui le luci si spengono e il film si appresta a iniziare. Sono una ragazza cresciuta a pane, sogni e libri; e che puntualmente a fine giornata si ritrova con la mano sporca di inchiostro.

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