Body positive: quando la rivoluzione è amare se stessi

Il messaggio è rivolto a tutti: ama te stesso così come sei. Ma riuscirà il Body positive a distruggere i canoni di bellezza dalla società?

Si sa, i canoni di bellezza non sono mai rimasti gli stessi per ogni epoca. Nell’antica Grecia il fisico perfetto era rotondo, con fianchi importanti. Durante il Rinascimento venivano arruolate come modelle per i quadri donne formose, con petto, fianchi e natiche belli pieni. Tutto il ‘900 è stato un alternarsi di ciccia e di ossa. Adesso aspiriamo a un fisico kardashianiano, pelle perfetta e un sorriso abbagliante.

Il fenomeno del body positive riuscirà a distruggere qualsiasi canone?

L’avvento dei social e la loro sempre più preponderante presenza nella vita quotidiana di ognuno di noi promuovono la diffusione immediata di ogni tipo di contenuto in tutto il mondo. Moda, musica, cucina, politica, pubblicità, arte, chi più ne ha più ne metta.
A livello visivo, con il semplice scorrere di un dito, veniamo anche involontariamente influenzati da ciò che con la coda dell’occhio riusciamo a captare sullo schermo. Modelli, cantanti, copertine di album, personaggi di film e videogiochi, fashion blogger, influencer, tutti portatori e portatrici di un unico messaggio: l’aspetto perfetto.

Photo by Alexander Krivitskiy on Unsplash

Ma in base a cosa si può definire una persona esteticamente perfetta?

È questo il punto: la società è arrivata inconsciamente a stabilire un’icona. Magra, seno importante, glutei alti e sodi per le donne, tartaruga e muscoloso ma non troppo per gli uomini. Pelle liscia, senza impurità, viso simmetrico e dentatura perfetta.
Quindi ci siamo costruiti un’idea di come dovremmo apparire agli altri per essere accettati, per avere più followers, più attenzioni, per avere successo in qualcosa o sentirsi apprezzati.

Tutto gira intorno all’apparenza. Un dente storto, gli occhiali, l’apparecchio, brufoli, nei, stempiatura, pancetta, peli che crescono dove non dovrebbero, smagliature, seno troppo piccolo o troppo grande. Pretesti che hanno fomentato il fenomeno opposto al body positive, ovvero il body shaming.

Photo by Ivan Stern on Unsplash

La presa di mira, una cattiveria gratuita dietro a uno schermo verso i più deboli di autostima, può davvero provocare dolore, un immenso senso di inadeguatezza e un rifiuto di se stessi. Tanto di cappello a chi ha un carattere forte e una tale consapevolezza di sé da riuscire a non considerare nemmeno i suoi aggressori e vivere in pace.

Qualcuno, un giorno, si è stancato di tutto questo. Degli innumerevoli pregiudizi, di veder sfilare sulle passerelle solo fisici scheletrici, di doversi nascondere per colpa delle imperfezioni che categorizzavano senza se e senza ma.

Chi prima si vergognava dei suoi difetti, adesso li ama.
Chi li nascondeva, li valorizza.
Chi ha sofferto a causa del bullismo, o del rifiuto di altre persone, adesso è più forte e sicuro di sé come non mai.
Ora, persone discriminate per il proprio aspetto, vittime del body shaming, urlano per un cambiamento radicale della mentalità dell’essere umano richiamando uguaglianza: ama te stesso così come sei. Tutti valgono allo stesso modo e l’aspetto non denota la persona che sei.

Photo by Alexander Krivitskiy on Unsplash

Ben venga il body positive,

Il body positive è una propaganda sociale nata con lo scopo di smuovere coscienze, sostegno motivante dei più deboli ed emarginati proprio a causa di canoni imposti ormai ristagnanti.

Ma sarà capace di distruggere l’impero della bellezza? Stiamo nuovamente, come in ogni decennio, cercando di imporne uno nuovo, con la differenza che prima erano le riviste a dettarlo, adesso sono i social.

Adesso sono i numeri, i like al post di un ragazzo robusto piuttosto di uno palestrato, che contano. È la società che conta, sono i miliardi di utenti che fanno tendenza.
È bastato riesumare qua e là Frida Kahlo, che guarda caso lo stilista di turno ti sbatte in prima pagina una modella dal monociglio pettinato. E ciò che fino a poco prima era ritenuto antiestetico è riconsiderato. 

Solo insieme si riesce a boicottare e a cambiare un pensiero comune che necessita una revisione. Ora più che mai.

Ma non si può fare tabula rasa. Dei canoni c’erano, ci sono e ci saranno sempre, poiché è grazie a questi che noi umani possiamo distinguere il bello dal brutto. Altrimenti non saremmo più capaci di sviluppare un senso critico che, paradossalmente, manca a chi critica.

Immagine di copertina: photo by Ramez E. Nassif on Unsplash

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Pratese, illustratrice e aspirante tatuatrice. Frequento il Master di tatuaggio artistico all'Accademia di belle arti di Udine e comunque a cinquant'anni voglio diventare sindaco del mio paesino nella Maremma. Insaziabilmente curiosa di sapere, fare e conoscere, mi piace anche parlare. Multitasking insomma!

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