Calcutta è tornato: abbiamo recensito RELAX, con calma

L’artista di Latina mancava dal panorama musicale dal 2018, ora è tornato con il suo nuovo attesissimo disco

Copertina di RELAX, terzo album in studio di Calcutta

Non ci credeva più nessuno ormai, anche se sicuramente continuavano a sperarci tutti, ma alla fine è successo e possiamo gridarlo al mondo intero: Calcutta è tornato. Era dall’estate dell’ormai lontano 2019 che non si avevano più notizie concrete su di lui, quando al termine del tour estivo a supporto del suo secondo album Evergreen aveva fatto calare il silenzio più totale sulla sua figura.

Negli anni seguenti l’attesa e la fiducia in un suo ritorno si sono fatte sempre più insistenti tra tutti i suoi fan, ma rimanendo senza seguito. Solo sporadicamente il cantautore di Latina ha fatto parlare di sé: un featuring in Blue Jeans di Franco126, un altro in Laurea Ad Honorem di Marracash, un post polemico sugli assembramenti durante il covid… poco altro, ma sufficiente per tenere viva la fiamma della speranza.

Contro ogni previsione e con immenso stupore, alla fine il vecchio paladino dell’ItPop, conosciuto comunemente come indie italiano, si è fatto vivo e in pochi mesi ha annunciato un tour e la realizzazione di un nuovo lavoro in studio, ricevendo un caloroso bentornato da molti dei suoi colleghi della scena indipendente e da tutti i suoi sostenitori. È così che, dopo un’estenuante attesa, il 20 ottobre Calcutta, nome d’arte di Edoardo D’Erme, ha pubblicato RELAX, il suo terzo album in studio.

L’apertura è una di quelle che spiazzano, essendo affidata al brano Coro, in cui il cantato dell’artista è sorretto da una serie di voci, incastonate tra di loro nel tentativo di riprodurre molto da vicino un coro degli alpini: qualcosa che non ci si aspettava ma che gli si addice tantissimo. Una volta scoperchiato l’album con questa introduzione, al suo interno non si possono che trovare le care e vecchie sonorità e atmosfere indie, caratterizzate dall’uso del pianoforte elettrico e dalla voce molto sofferta, che lo rendono immediatamente riconoscibile.

Videoclip ufficiale di Giro Con Te, diretto da Luis Sal

Ciò appare evidente già nella successiva, Giro Con Te, uno dei fiori all’occhiello del disco, e in Preoccuparmi, ma è una caratteristica distintiva di tutte le tracce. Non c’è solo questo però, perché il cantautore è stato anche in grado di creare continuità tra passato e presente, mantenendo intatto il suo sound, ma sperimentando a livello sonoro e di strumentazione, dando spazio ai sintetizzatori e alle loro sonorità tipicamente elettroniche, che ben si mettono in mostra in SSD, amalgamandosi con delle struggenti chitarre che si armonizzano vicendevolmente. Anche se può sembrare una sciocchezza, un’altra connessione con i suoi lavori passati Calcutta la crea inserendo a metà del disco la breve traccia Intermezzo 3, che dà seguito alle prime tre parti di questa saga già presenti in Mainstream e in Evergreen con la traccia strumentale Dateo.

A livello tematico il cantante laziale è rimasto sempre lo stesso, dividendosi tra solitudine, tristezza e relazioni andate in fumo, temi trattati come da manuale affiancandovi arrangiamenti molto malinconici come nella già amatissima Tutti, nella sottovalutata Ghiaccioli e nella conclusiva Allegria… Fa da contraltare a queste atmosfere la gioiosa 2 Minuti, il brano più convincente del disco, nonché il più ascoltato finora dal pubblico, che si candida ad essere una delle maggiori hit del panorama indie per i mesi a venire.


Leggi anche: Daniela Pes è il debutto del 2023 che stavate aspettando


Anche il modo di esprimersi di Calcutta è rimasto pienamente intatto, con quei testi sempre in bilico tra chiarezza e limpidezza e frasi enigmatiche difficili da interpretare, ma sempre in grado di colpire da un momento all’altro con frasi iconiche: “Non ero mai finito a letto con una di destra” in Controtempo e “Ma che ne so perché sembriamo tutti più soli qui al nord” in Loneliness sono un limpido esempio del marchio di fabbrica dell’artista.

Arrivati al termine del disco, si tira un profondo sospiro di sollievo, realizzando che uno dei padri dell’ItPop è tornato realmente e ripagando degnamente l’attesa, cosa tutt’altro che semplice. Il silenzio prolungato e la sua ascesa a leggenda del genere, ruolo consacratosi negli ultimi anni, potevano affondare il suo lavoro, perché le aspettative erano elevatissime, ma Calcutta è stato abilissimo nel creare un prodotto giusto e capace di mettere tutti d’accordo in qualche modo.

Da un lato è riuscito ad accontentare tutti i suoi fan, che hanno avuto ciò che si aspettavano: un disco squisitamente indie come solo Calcutta poteva creare, in grado di recuperare quelle sonorità dello scorso decennio che tanto ci avevano fatto innamorare di lui, per poi combinarle con liriche tristi, che esprimono le difficoltà del cantante ed in cui una generazione intera si ritrova.

Dall’altro questa sua scelta, forse fatta anche per nostalgia personale verso quel tipo di produzioni, non ha limitato né interrotto il percorso di crescita che un’artista inevitabilmente ha nel corso degli anni. Infatti, nonostante le premesse precedenti i brani di RELAX suonano nuovi e freschi, grazie ad una sperimentazione portata avanti soprattutto nell’ambito dell’elettronica e dei sintetizzatori, che ha dato nuove sfaccettature al mondo sonoro di Calcutta. In questo modo il cantante si dimostra in ottima forma sia a livello creativo che musicale ed esecutivo.

Appare evidente che sia impossibile replicare classici immortali come Cosa Mi Manchi A Fare o Paracetamolo, nati in contesti specifici e ormai appartenenti ad un altro mondo che non c’è più, ma forse non rientra nemmeno nei piani dell’artista fare una cosa del genere, consapevole che in ogni caso il paragone con il passato verrà fatto.

Calcutta a breve tornerà a calcare anche i palchi di tutta Italia, pronto a riprendere il discorso dov’era stato interrotto ben quattro anni fa e lasciando ai fan dell’intero genere indie un’ulteriore speranza: che questo sia solo l’inizio di un ritorno della scena indie italiana che fu e che non avvenga per necessità economiche, ma con lo spirito genuino e spensierato di una volta.

Forse un’illusione utopica, forse una concreta possibilità: il suo ritorno può far succedere di tutto.

avatar

Studente di Linguaggi dei media ed inguaribile nostalgico del rock dei decenni passati. Ascolto sempre tanta musica e di generi sempre diversi per espandere le mie conoscenze. Nel tempo libero suono anche la chitarra e stilo classifiche. (@luca_gilmour70)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.