Intervista ignorante a un libraio indipendente
«Uno dei rimedi più efficaci per non sentirsi mai troppo soli: un buon libro e un amico che aspetta di parlarne con te» (Umberto Bruno)
Alzo subito le mani: questa è un’intervista ignorante. Non sono io ma è il luogo comune a porgere metaforicamente il microfono a Umberto Bruno, il mio libraio indipendente e preferito, del cuore, del fegato, di un po’ tutti gli organi vitali. Gli faccio le domande che gli farebbe uno qualsiasi – anche piuttosto antipatico – che passi di lì, s’imbatta in questo luogo fatato e si chieda:
Che cos’è nel concreto una libreria indipendente? È tipo una libreria che ha sbattuto la porta in faccia ai genitori e adesso ascolta musica a palla?
La storia dell’adolescente che sbatte la porta in faccia ai genitori mi piace moltissimo. In effetti, una libreria indipendente è come una persona. È un luogo identitario, espressione di chi la abita. L’indipendenza sta appunto in questo: proporre uno sguardo sulla letteratura interamente tuo e sbattere la porta in faccia a tutto ciò che non ti piace.
Se siete tanti librai indipendenti vale ancora il concetto di indipendenza? Cioè non è tipo come il comunismo di Marx, che poi mi si ricrea la nuova borghesia?
Questa è una bella domanda. Se vale però il concetto della libreria come una persona, diresti mai di averne incontrate due perfettamente identiche? E se anche fosse, che male ci sarebbe?
In quest’intervista nessun gemello omozigote è stato maltrattato. Insomma, vendi i libri sconosciuti e radical chic?
Vendo tutti quei libri che solitamente finiscono negli scaffali bassi. Quelli che non si mettono in mostra. Quelli belli e timidi che quando li conosci ti cambiano la vita.
Santo cielo… chi te l’ha fatto fare?
Ogni tanto me lo chiedo anch’io. Volevo diventare ricco e ho scelto i libri. A voi libera interpretazione sul tipo di ricchezza scelta.
Quando ti chiedono un libro commerciale ti senti il proprietario di un ristorante vegano a cui chiedono una cotoletta? Eresia, blasfemia, parbleu?
Affatto. Le identità di un libro sono sempre molteplici. I ritorni emotivi infiniti. Di solito rispondo Bello quello! Ma hai mai letto questo qui?
È vero che voi librai indipendenti vi vedete solo tra di voi e fate i falò con le edizioni economiche Feltrinelli?
Devo ancora capire dove organizzano queste serate. Non vogliono dirmelo perché le edizioni economiche Feltrinelli a me piacciono moltissimo…
Quindi sei uno di loro, una talpa, un infiltrato! Ma senti, economicamente ti convien…
Econocosa?
Un rantolo. Rabbrividisco. Tremano tutti quei miei famosi organi vitali elencati in precedenza. Mi piego in due, faccio versacci. Finalmente esce da questo corpo l’italiano medio che è in me.
Povero Umberto, gli ho chiesto un mare di bestialità. Perché è questo che si domanda a un indipendente in Italia: perché lo fai. Se lavori in ambito culturale, poi, vuol dire che proprio non ti piacciono i soldi o t’illudi di vivere in un mondo migliore o pensi di poterlo creare da zero o la somma di questi fattori.
Quest’intervista è ignorante quanto inutile, perché io lo so perché Umberto fa questo lavoro. È una materia sconosciuta ai più che si chiama passione. Però se volete glielo chiedo.
Perché sei un libraio indipendente?
Sono un libraio indipendente perché è l’unica cosa che riesco a fare: incontrare una persona, chiederle come sta, raccontarle di un amore che ti spezza il cuore e poi passarle (come un pusher) uno dei rimedi più efficaci per non sentirsi mai troppo soli: un buon libro e un amico che aspetta di parlarne con te.
(Immagine di copertina: Umberto Bruno, libreria Pescebanana, Catania. Social: Facebook: Libreria Pescebanana, Instagram: Libreriapescebanana)