Perché è difficile mentire di fronte ai regali brutti

I brutti regali di Natale sono una tradizione forse più antica del Natale stesso. Cosa ci impedisce di riceverli con falso entusiasmo?

Abbiamo dato vita ad uno speciale natalizio: riflessioni, storie ma anche e soprattutto consigli per vivere le feste al meglio. Trovi tutti i contenuti dello speciale qui e molti extra sui nostri canali Instagram e Facebook. Buon Natale dal team di Cogito et Volo!

Questo Natale sarà diverso dagli altri. I cenoni diventeranno cenini, le tavolate, beh, tavolini. Ma i veri protagonisti di questa festa non ci abbandoneranno mai. Continueranno a perseguitarci dal fondo di improponibili confezioni in cui avevamo riposto vane speranze. Eccoli riemergere, spediti da zii lontani: i regali brutti.

Perché?

La domanda sorge spontanea davanti a certi assurdi porta-cose, sciarpe cucite dalla signora Wesley, cappelli con gli occhi, soprammobili d’incomprensibile forma, gusto e necessità. Ma c’è un’analisi ben più profonda a cui dovremmo sottoporre l’onerosa questione, ovvero: perché, dopo tutti questi anni di orrori incartati, non siamo ancora in grado di fingere bene? Perché dobbiamo sperare nella confusione generale perché la zia non noti l’espressione disperata con cui abbiamo accolto l’ennesimo taglia-brodo?

Tutti i provini prefestivi davanti allo specchio non sono riusciti a salvarci dal più grande nemico di questa farsa salva-famiglie: la verità. Ebbene, non è colpa delle nostre scarse doti recitative, ma di un complesso sistema biologico che reagisce agli stimoli esterni molto più rapidamente dei nostri freni razionali.

Il sistema della gratificazione

Cosa succede quando scartiamo i regali brutti? Le sopracciglia si aggrottano in un’espressione perplessa, la bocca si corruga in mille pieghe. Il regista dietro le quinte di questo strano spettacolo emotivo è il sistema cortico-meso-limbico. Il nome la dice già lunga sul suo conto: si compone infatti di aree corticali (appartenenti quindi alla corteccia cerebrale), mesencefaliche (di cui la principale è la VTA, area tegmentale ventrale) e limbiche (tra cui amigdala e ippocampo).

La VTA è la zona del cervello che codifica per la gratificazione e attiva diverse altre aree come l’amigdala, l’ippocampo, il nucleus accumbens e la corteccia cerebrale. I suoi neuroni scaricano maggiormente se lo stimolo gratificante è maggiore rispetto all’aspettativa, e meno quando il tanto atteso pacco rivela di contenere un copri-lavatrice.

Credits: Sabrina Sapienza on BioRender.com

La riunione di condominio

La VTA non ha nessuna responsabilità: essa consegna soltanto uno stimolo gratificante alla corteccia cerebrale, poi se la sbriga lei. Saranno infatti le aree corticali a stabilire se sia o meno il caso di provvedere a tutti gli sforzi biologici necessari a ottenere l’eventuale gratificazione, ma deve valerne la pena. Inizia allora un rapido briefing tra tre importanti aree della corteccia:

  • la corteccia orbito-frontale (OFC) si chiede quanto lo stimolo in arrivo sia realmente gratificante. Cos’è, questo pacco, ci piacerà?
  • la corteccia cingolata anteriore (ACC) s’interroga su quanto sforzo costi raggiungerlo. Aprire il regalo è una spesa energetica così immane? Possiamo farcela?
  • la corteccia prefrontale mediale (mPFC) cerca di tirare le somme degli esposti degli altri due condomini: insomma, lo apriamo o no questo pacco?

Se alla fine di tale comizio si è deciso che sì, abbiamo la motivazione necessaria, ecco che si metteranno in atto strategie motorie finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo gratificante. È il meccanismo che ci porta a fare le piccole grandi scelte della vita, e che evita ogni giorno l’estinzione della specie umana. Il cibo, il sesso, la socialità, sono essenzialmente esperienze gratificanti: il sistema cortico-meso-limbico le codifica come tali ed è grazie a esso che quello che ci fa sopravvivere ci “piace” pure, e viceversa.

Credits: Sabrina Sapienza on BioRender.com

Tutta colpa dell’aspettativa

La scarica della VTA è maggiore o minore a seconda che lo stimolo sia più o meno gratificante di quanto atteso. Ma cosa regola la VTA “tarando” la gratificazione? È l’abenula laterale (LHb), che rappresenta il fulcro del sistema di anti-reward, diametralmente opposto a quello della ricompensa. L’abenula laterale sopprime quindi la codifica della gratificazione spegnendo il sistema di reward; essa è l’unica area cerebrale iperattiva nel paziente depresso in quanto disattiva tutte le altre coinvolte nel mantenimento del tono dell’umore.

In seguito a stimoli scarsamente gratificanti (riecco i regali brutti), allo stress o a un qualsiasi segnale che il cervello giudica come punitivo o avverso, la LHb si attiva maggiormente inibendo la VTA. In questo modo alla corteccia arriverà un segnale mogio, spento: il condominio deciderà che non ne vale la pena. La corteccia motoria inviterà i muscoli facciali a corrugarsi in quel tanto sgradito broncio, mandibola e mascella si muoveranno in modo tale da proferire quelle due false parole: Mi serviva!

Credits: photo by Jametlene Reskp on Unsplash

No, giuro, mi è piaciuto!

Tranquilli: all’apertura di questo biologico sipario della sincerità potrà seguire senza problemi una menzogna di prima scelta. I brutti regali, che da una parte tirano fuori il peggio delle nostre reazioni immediate, sanno poi farci gettare nelle più acrobatiche arrampicate sugli specchi.

– Davvero, zia, mi serviva un copri-lavatrice…
– Sono contenta, tesoro. Sai, ti vedevo un po’ perplessa, a volte ho l’impressione che non ti piacciano i miei regali..
– Ma no, è solo che, beh, non ho una lavatrice. Però la compro. Lo faccio per te. Basta che non fai quella faccia, non vorrei aver attivato la tua abenula laterale.
– Che? Il mio abete di Natale?

Immagine di copertina: photo by Anna Shvets on Pexels

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