Intervista a Rosita Brucoli: la ricetta per imparare ad amare la musica

rosita brucoli

Una ragazza venuta da lontano, che ama definire il suo stile emotive punk: un incrocio di forti emozioni ed urgenza comunicativa tutto da scoprire

Rosita Brucoli è una giovane artista pugliese ed una cantautrice nel vero senso della parola: è lei che compone, canta e suona tutti i suoi brani. Classe ’99, partecipando a numerosi contest, negli anni ha avuto l’opportunità di aprire concerti per importanti artisti del panorama nazionale – la curiosità era troppo forte per non inserire una pettegola domanda sull’atteggiamento delle star quando incontrate di persona – ed è riuscita, dopo una serie di singoli, a pubblicare il suo primo album in studio: Camminare E Correre, uscito nel 2022.

Oltre al disco in questione l’artista avrà modo di raccontarci tante altre cose, dalla nascita del suo amore per la musica al suo rapporto con il pubblico, passando per un’interessante chiave di lettura che collega con un filo rosso Lucio Battisti agli odierni rapper. La cosa più preziosa che ci viene offerta da Rosita Brucoli è però un’efficace ricetta per imparare ad amare la musica, la sua creazione e il suo potere benefico. Andiamola a scoprire.

Come nasce il tuo amore per la musica?

Nasce da un ascolto ereditato, ossessivo che i miei genitori facevano nella loro vita. Io con mia madre ho molti ricordi in cui lei ascolta dischi, canta, balla, mi fa leggere un testo o una pagina di diario del ‘98: io dico sempre che ha un’espressività artistica pazzesca, che mi ha trasmesso. Anche mio padre ascoltava tantissima musica, ma ne faceva un utilizzo diverso, per lui costituiva un momento di relax. Io quindi ho interiorizzato questi diversi modi e da subito ho iniziato ad imitarli, poi però per me sono diventati una cosa sempre più seria. 

A che età hai iniziato a suonare uno strumento e a cantare?

La prima cosa che ho fatto a livello musicale è stata scrivere una canzone in rime a 8/9 anni, all’epoca non studiavo ancora. Poi a 10/11 anni mi hanno comprato la chitarra e ricordo di aver iniziato facendo delle cose ad orecchio su due corde, perché non sapevo che si utilizzassero tutte! Tentavo di riprodurre Katy Perry, una delle prime canzoni che ho fatto è stata Wide Awake sulla chitarra su due corde. Infine, a 12 anni ho iniziato proprio a studiare canto.

Eppure, quando ti ho sentita dal vivo suonavi il pianoforte…

Infatti, non so come sia successo (ride). Io ho iniziato prima con la chitarra e poi con il canto lirico esibendomi in un coro polifonico di voci bianche, in seguito mi sono trovata a cantare in una band rock anni 70 ed infine mi sono concentrata sulle mie cose. Il piano in realtà è arrivato più tardi, intorno ai 16/17 anni, quando ho iniziato a studiarlo: in realtà l’ho fatto per tre mesi, poi ho continuato da sola. Mi sento di avere avuto già dieci vite, non so come sia possibile, però è così.

Videoclip ufficiale del singolo di Rosita Brucoli, Cuore Mio
Che sensazioni hai provato nel pubblicare i tuoi primi brani? E che emozione è stata raggiungere il traguardo del disco d’esordio?

Le prime cose che ho pubblicato sono state dei brani che avevo registrato per alcuni premi che avevo vinto in contest randomici. È sempre bello ed importante vedere che reazione fanno i tuoi brani: se non c’è quello non c’è niente. Se non c’è la persona che continua la tua creazione con l’idea che si è fatta della canzone o il significato che gli attribuisce, capisci che non c’è veramente nulla. Questo è importantissimo, perché un disco si fa insieme: io la penso così. Io suono, scrivo e produco quello che sento, però non è detto che la persona che sta dall’altra parte debba ricevere tutto quello che io voglio comunicare. Magari per lei il disco prende un altro significato ancora diverso.

Il mio primo album Camminare E Correre ha avuto una realizzazione abbastanza lunga, perché Cuore Mio ricordo di averla scritta nel 2018, e quando poi c’è stata la pandemia, quel disco era già pronto. Al momento della pubblicazione ho provato un senso di liberazione incredibile, come aver tagliato dei rami secchi per far costruire le nuove cose: ho sentito che potevo andare avanti nella mia vita. Importante è anche la constatazione di aver terminato qualcosa, che magari tra due, tre anni può non piacermi, ma che è la testimonianza di una cosa fatta e finita.

Come definiresti il tuo stile?

Io non lo so, ma mi è appena venuta questa parola e te la dico, come si fa in terapia quando ti fanno dire la prima cosa che ti passa per la testa, anche se magari non ha senso: emotive punk, punk nell’essere emotiva. Sento che queste due nature fanno un po’ parte di me. Ho capito che la mia emotività a volte è proprio punk, proprio per quanto scavo dentro di me. 

Come vivi il rapporto con la dimensione dei concerti e con il pubblico?

Mi piace tantissimo, perché anche lì è uno spettacolo fatto insieme. Io non suono mai nella stessa maniera, perché tutto dipende dal feeling col pubblico, da come rispondono, se cantano e battono le mani o se sono rigidi. Quindi per me, che sono una che si annoia facilmente, la dimensione live è quella più importante, perché non so mai cosa vado a fare ed è quella sensazione che mi gasa.

Per fortuna non sono una di quelle che si agitano nel non sapere chi hanno di fronte, paradossalmente invece negli eventi in cui io so chi c’è, perché magari mi scrivono un po’ di amici, vado in paranoia perché dico: “oddio mi stanno guardando delle persone che conosco”. Sempre per questa ragione mi piace molto anche suonare nelle città dove non mi conoscono: adoro questa dimensione. 

Rosita Brucoli
Leggendo la tua biografia ho notato che hai partecipato a numerosi contest e che hai aperto concerti per importanti artisti. Sei mai riuscita a parlare con alcuni di loro? Se sì, hanno espresso pareri sulla tua musica?

In realtà quasi con tutti sai. L’ultima apertura che ho fatto è stata per Carmen Consoli e lì ho fatto di tutto per parlarci sia prima che dopo: mi sono piantata davanti il camerino finché non mi hanno aperto (ride). Mi ha detto cose che avevo proprio bisogno di sentire, che magari ti dicono tutti, però se dette da Carmen Consoli, che è una delle mie cantanti preferite, hanno un peso diverso. Mi ricordo poi che quando sono uscita dal palco lei mi ha detto “Brava!” e lì mi sono sciolta proprio.

Importante è stato anche l’incontro con Niccolò Fabi, perché dovevo lavorare sul mio pezzo con lui e per quattro giorni l’ho visto proprio mettere le mani in pasta sulla mia roba. Mi ha detto come dovevo modificare i frammenti per far arrivare il messaggio in maniera più diretta e tanto altro: è stata proprio un’esperienza fondamentale per me.

Mi ricordo che quando poi abbiamo suonato live, lui è rimasto così estasiato da quello che è successo che mi ha chiesto il video dell’esibizione su mail e mi ha detto: “Abbiamo fatto una cosa speciale per il pubblico”. In realtà lui non doveva cantare con me, ma solo suonare la mia canzone. Io, però, l’avevo così pregato che lui alla fine dell’esibizione si è messo a cantare e ci siamo armonizzati: è stato così magico, non avevo mai provato un’emozione del genere prima. Vedo ancora quei video e non riesco a ricordarmi niente, ero così in estasi da aver rimosso tutto (ride). 

Ci siamo sentiti per un po’ dopo quell’esibizione, avvenuta nel 2018, ma non ci siamo più visti, eppure io so che quando vorrò, riuscirò a rintracciarlo. Non l’ho fatto perché penso sia giusto così: ci incontreremo quando sarà il momento giusto, io credo in queste cose.

Video Ufficiale di Qualcuno nel tuo letto – Rosita Brucoli
Quali sono le tue principali fonti di ispirazione?

In realtà devo premettere che mi piacciono le canzoni, quindi, quando ne sento una che mi distrugge, non mi domando nemmeno di chi è: mi sento subito legata ad essa. Ci sono poi ovviamente gli evergreen nella mia vita: Caparezza sicuramente è uno di questi, lui ritorna ciclicamente. C’è anche Mina, che ascolto ogni volta che mi sento persa: quando sento la sua voce e percepisco l’aura della sua personalità penso a quanto bisogna studiare per arrivare a cantare ed emozionare a quei livelli.

Il rap è un genere che io ho scoperto da grande, ma in cui trovo tanta verità. Al giorno d’oggi non ho più un cantautore preferito, ma tanti rapper preferiti anche emergenti, perché hanno un’urgenza di comunicare che sta un po’ scomparendo dal cantautorato e questo mi dispiace. Il mio cantautore preferito invece è Lucio Battisti, lui era capace di dire cose molto complesse nella maniera più terrena possibile. Era come un rapper di oggi: non sapeva cantare, ma comunque sapeva suonare e conosceva la musica, e la sua attitudine sporca di mettersi a cantare un brano pur non sapendolo fare, ma riuscendo a comunicare meglio di chiunque altro, è una cosa che ritrovo anche nei rapper.

Se ti dovessi fare qualche nome di cantautore recente ti direi Giovanni Truppi, che ha la stessa attitudine, anche se Calcutta è quello che riesce ad avvicinarsi di più a Battisti secondo me. Anche Fulminacci è un artista che apprezzo molto. Tra gli altri evergreen abbiamo Jeff Buckley e Alanis Morissette… dipende dai periodi. Infine, un rapper che ascolto molto ultimamente è Kid Yugi, mi sembra un Caparezza 2.0: senza esagerare, però mi piace molto. 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sto scrivendo nuove canzoni, ma con calma, perché voglio prendermi tutto il tempo necessario per dire qualcosa di utile. Siccome la musica oggi impone ritmi impossibili, ho capito che per fare la differenza devi prenderti il tempo necessario di vivere, di essere contenta di quello che fai e io ora mi sento proprio così, mi sento un’altra persona con la mia musica: tutti i cambiamenti che ho fatto nella mia musica li sto mettendo in pratica anche nella mia vita.

Penso che uscirà un disco un po’ diverso ma sempre più mio, che sia una mia fotografia. Poi ovviamente siamo individui che cambiano continuamente, ma con un limite da non superare: io, ad esempio, so che non farò mai una hit estiva a là Baby K, ma anche se lo facessi ci metterei comunque dentro degli elementi distintivi che sono solo miei. Però so anche che posso cambiare, quindi so che posso anche fare un disco più hip pop o più ricco di ballad e di canzoni piano e voce: non mi pongo assolutamente nessun limite.

Ultimamente sai c’è questa tendenza soprattutto degli emergenti di voler essere coerenti, ma se tu analizzi davvero questa frase, che significa essere coerenti? Se davvero vuoi fare l’artista non fare questa promessa, perché non potrai essere coerente nel realizzare un gran numero di dischi. Magari qualcuno lo fa per scelta artistica e non per dimostrarsi coerente: nella quotidianità ognuno cambia sempre, quindi, la coerenza a mio parere non esiste.

Cover del primo album di Rosita Brucoli Camminare e Correre

Io penso che una persona che fa musica debba necessariamente fare così, perché prendere uno strumento nuovo in mano fa emergere soluzioni diverse, lavorare con altre persone ti fa ancora pensare in maniera diversa: è questo il bello della musica, se non c’è questo ditemi voi a che serve. Io ho scelto questo mestiere perché sono una persona che si annoia facilmente, ho scelto questo mestiere perché non sai mai cosa succede

Tornando a noi, c’è un secondo disco in arrivo, ma il quando non lo so proprio: è in lavorazione. Invece, per quanto riguarda futuri appuntamenti dal vivo il 3 marzo parteciperò all’Off-Topic, il club tour del Mi Ami, dove suonerò insieme ad altre artiste come ETT e Marta Del Grandi. È un evento abbastanza importante e sono contenta di farlo a Torino, dove ho vissuto. Sono molto felice anche perché per me ogni live è un’occasione di riscatto: non sempre c’è un motivo, ma sento sempre questa forza dentro. 


L’amore per la musica che Rosita Brucoli è riuscita a comunicarci in questa intervista è molto grande e per poterlo fare proprio non resta che tenere a mente gli ingredienti della ricetta a cui facevamo riferimento in apertura: tempo, gioia, apertura al cambiamento, capacità di emozionarsi e tanta condivisione. Tuttavia, per averne una prova concreta la cosa migliore da fare è ascoltare le canzoni che Rosita Brucoli ci ha donato. Buon ascolto!

avatar

Studente di Linguaggi dei media ed inguaribile nostalgico del rock dei decenni passati. Ascolto sempre tanta musica e di generi sempre diversi per espandere le mie conoscenze. Nel tempo libero suono anche la chitarra e stilo classifiche. (@luca_gilmour70)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.