W.A.Ve.: il Workshop di Architettura che rifà Venezia

Studenti e architetti ripensano Venezia: piante, acqua e vita di comunità sono il fulcro di questa edizione di W.A.Ve.

W.A.Ve. è un workshop estivo di architettura realizzato dall’Università IUAV di Venezia. Da anni coinvolge gli studenti di architettura dell’Università IUAV oltre a professori e architetti provenienti da tutto il mondo. Quest’anno W.A.Ve. si è tenuto dal 27 giugno al 15 luglio 2022. I progetti realizzati hanno dato vita ad una mostra di architettura che ha occupato fino al 20 luglio l’Ex Cotonificio. Questo edificio è una delle sedi didattiche di IUAV a Venezia. Si trova a Santa Marta nella zona sudoccidentale della città. Proprio questa zona è stata al centro di W.A.Ve. 2022.

Il tema di questa edizione è infatti il campus IUAV di Venezia. Gli studenti che lo vivono quotidianamente hanno fuso le loro idee con le visioni esterne degli architetti. Ne sono nati progetti di gruppo inediti e creativi guidati dagli architetti o professori con il fine di dare nuova vita alla realtà IUAV veneziana. In particolare, i progetti hanno lo scopo di espandere il campus ma anche di creare un legame nuovo tra la componente studentesca e i residenti per vivere più profondamente Venezia.

Per esplorare e comprendere la mostra ci facciamo guidare dalle voci di tre studentesse di architettura dell’Univesità IUAV che parlano dei progetti di gruppo a cui hanno scelto di partecipare.


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Il verde a Venezia – l’architettura e le piante

Emma Voltarel, studentessa del terzo anno di architettura, ha partecipato al progetto dell’architetto spagnolo Toni Gironès. «L’obiettivo del progetto», dice Emma, «è incrementare la presenza di piante e alberi nei punti fondamentali per lo studente di architettura». Divisi in gruppi, gli studenti hanno analizzato i dieci punti più importanti per la vita studentesca a Venezia. Tra questi ci sono due sedi IUAV – l’Ex Cotonificio e i magazzini -, Campo Santa Margherita e la zona verde di fronte al bar Al Canton.

«L’idea delle piante sembra banale» dichiara Emma «ma l’architetto deve essere in grado di pensare anche a questo, non solo agli edifici». «Il progetto dell’architetto Gironès è infatti più complesso di quanto sembra», ci confessa Emma «per lui, e quindi per noi, ogni pianta va intesa come una stanza vera e propria. Con la sua ombra e con le fronde l’albero può creare uno spazio alternativo e abitabile, ma solo se noi siamo in grado di vederlo».

Ogni pianta va intesa come una stanza vera e propria

Credits: Emma Voltarel

Architettura sull’acqua per stringere relazioni

Victoria Dolfo frequenta il primo anno di laurea magistrale: «La vita di comunità tra universitari ma anche il legame con i residenti è stata il fulcro del nostro progetto. Lo studente di architettura si sposta quotidianamente in tutta l’area ovest di Venezia, in particolare tra la stazione dei treni e l’Ex Cotonificio. Questa zona non è solo universitaria ma anche residenziale».

«La nostra idea è stata quella di implementare i servizi in questa zona che si trova nel sestiere Dorsoduro: nuove mense, residenze e spazi per i laboratori così come zattere sull’acqua e chioschi. Tutte strutture che permettono allo studente di fermarsi a passare più tempo libero a Venezia». Il progetto di gruppo di Victoria è seguito dalla professoressa Margherita Vanore, docente IUAV. La macro area presa in considerazione è stata divisa in due zone: la zona a nord dell’Ex Cotonificio che comprende l’area Ex Italgas, uno spazio inutilizzato ma strategico perché vicino alla stazione, e la zona a sud dell’Ex Cotonificio. Qui il gruppo di Victoria ha creato continuità tra l’edificio dell’Ex Cotonificio e l’acqua.

«L’acqua a Venezia è un elemento importante. Ora l’accesso all’acqua dell’Ex Cotonificio è bloccato dall’attività della marina di Venezia. Nel nostro progetto, invece, l’accesso all’acqua è diretto e abbiamo previsto zattere di vari tipi e chioschi per il tempo libero sulle rive. La sede dell’Ex Cotonificio viene così valorizzata dall’acqua stessa. Tutto questo è possibile ipotizzando un’altra sede per la marina e tenendo conto delle necessità e dei vincoli architettonici e legali di questa».

Credits: Victoria Dolfo

La linea che svanisce – per un’architettura sostenibile

Una zona ancora più vasta è stata presa in considerazione dallo studio Bergmeisterwolf di Bressanone. «Oltre alla zona ovest di Venezia sono stati considerati anche il Tronchetto, che attualmente ospita parcheggi multipiano, e la zona industriale di Marghera», riferisce Anna Piccin, studentessa al terzo anno di architettura.

Per il progetto di questo studio non è importante solo la relazione tra studente e territorio, ma l’idea di una vera e propria «città a cavallo tra utopia e realtà» che si sviluppi in modo sostenibile.

Una nuova piazza potrebbe diventare una piscina pubblica grazie ad un sistema di sollevamento e abbassamento dell’acqua

«Siamo partiti dalla riduzione del traffico veicolare in ingresso in città» dice Anna Piccin. «I parcheggi di Piazzale Roma, adiacente alla stazione dei treni, sono trasferiti a Marghera. Inoltre le strade si trasformano in percorsi pedonali e ciclabili e la città è accessibile grazie ad una nuova linea tranviaria. La fermata del tram è collegata all’università da una passerella sopraelevata che permette anche l’accesso all’acqua e ai traghetti. Alcuni container nell’area Ex-Italgas creano una piazza urbana mentre ospitano nuovi spazi abitativi e lavorativi nella zona del Tronchetto. Qui, una nuova piazza potrebbe diventare una piscina pubblica grazie ad un sistema di sollevamento e abbassamento dell’acqua. Potrebbe inoltre staccarsi dalla terraferma diventando una zattera galleggiante».

Credits: Anna Piccin

Un atelier di riuso

Tutti hanno la possibilità di modificare l’atelier ipotizzando nuove forme e trasformazioni della linea che separa natura e spazio antropico

Il progetto dello studio Bergmeisterwolf non prevede solo idee sostenibili ma anche un atelier interamente di riuso in cui i materiali giocano un ruolo fondamentale. «Abbiamo realizzato il nostro progetto utilizzando materiali di scarto recuperati nei dintorni dell’università oppure richiesti ai negozianti. In questo modo si è creato il legame con gli abitanti» ci spiega Anna. E continua: «Questa volontà di recupero del materiale è fortemente connessa allo stesso intento progettuale, ovvero lavorare ciò che già c’è riutilizzando l’esistente. Noi abbiamo messo in pratica il riuso trasformando l’atelier stesso in un modello di cartone che tutti hanno la possibilità di modificare. In questo modo, nella realtà come nel progetto si ipotizzano nuove forme e trasformazioni della linea che separa natura e spazio antropico».

La linea che svanisce è proprio il tema principale di questo progetto che si è meritato la vittoria di W.A.Ve. 2022. 

Credits: Anna Piccin

Per approfondire

W.A.VE. 2022 – Università IUAV di Venezia

(Immagine di copertina: photo by Victoria Dolfo)

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